Le reazioni
17.10.2025 - 10:06
Quanto accaduto la scorsa notte davanti all’abitazione del giornalista Sigfrido Ranucci a Campo Ascolano, frazione di Pomezia, ha suscitato un’immediata e trasversale ondata di reazioni politiche e istituzionali.
«Solidarietà a Ranucci e a sua figlia per il gravissimo atto intimidatorio. Per fortuna non ci sono stati feriti, ma è una barbarie che lascia sgomenti», ha dichiarato la senatrice Michaela Biancofiore (Civici d’Italia), presidente del gruppo Civici d’Italia, NM, UDC, Maie e componente della Commissione di Vigilanza Rai. Biancofiore ha ribadito come la libertà di stampa sia un principio “irrinunciabile e non negoziabile”, auspicando che Ranucci continui a lavorare nel servizio pubblico, “baluardo dei principi democratici”.
Per il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, si è trattato di un «atto di estrema gravità, un attacco diretto alla libertà di stampa e ai valori democratici», esprimendo la sua «piena solidarietà» al giornalista e «vicinanza» alla sua famiglia.
Anche il senatore Giorgio Salvitti (Fratelli d’Italia) ha condannato il gesto: «Netta e assoluta condanna per il grave episodio. L’ipotesi di un attentato inquieta e preoccupa». Pur definendo Ranucci lontano dalla sua idea di giornalismo, Salvitti sottolinea che «l’informazione andrebbe sempre difesa».
Molto dura la nota di Alleanza Verdi e Sinistra Lazio, che parla di “intimidazione mafiosa” e di un tentativo evidente di «mettere a tacere una voce libera». Secondo la formazione, episodi come questo sono segnali di un «clima di violenza e censura» che rischia di far «scivolare l’Italia ancora più in basso nella classifica mondiale per la libertà di stampa».
Dalla Cgil di Roma e Lazio, il segretario generale Natale Di Cola ha parlato di «un vero e proprio attentato»: «L’ordigno era talmente potente da danneggiare anche la casa. Non può calare il silenzio: serve una forte reazione a sostegno del giornalismo d’inchiesta e della libertà di informazione».
Per il gruppo M5S in Regione Lazio, l’episodio rappresenta «un fatto di una gravità inaudita». «Colpire chi racconta la realtà significa tentare di intimidire l’informazione e, con essa, il diritto dei cittadini a conoscere». Il Movimento sottolinea che «nessuna forma di violenza può trovare spazio nel confronto pubblico» e che «difendere l’informazione significa difendere la democrazia stessa».
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