Il caso
07.11.2025 - 19:18
Momenti di tensione nel corso dell’udienza del processo “Assedio”, in corso in queste ore al Tribunale di Latina e relativo all’inchiesta sull’infiltrazione criminale nel territorio di Aprilia. Le difese degli imputati hanno duramente contestato la conduzione dell’udienza, sollevando una serie di eccezioni sulla modalità di escussione del testimone, il colonnello Barbera, ritenendo violato il diritto di difesa.
Secondo gli avvocati, infatti, il teste avrebbe basato le proprie dichiarazioni su deduzioni e valutazioni maturate durante le indagini, legittime in fase investigativa ma non ammissibili in dibattimento, dove le affermazioni devono poggiare su prove dirette. In particolare, le contestazioni hanno riguardato i riferimenti del colonnello alle intercettazioni, di cui non erano disponibili in aula le trascrizioni integrali, rendendo impossibile – secondo le difese – controbattere efficacemente alle deduzioni del testimone sulla scorta dei cosiddetti “brogliacci”.
La presidente del collegio, giudice Nadile, ha più volte ribadito che nella fase di controescussione le difese avranno facoltà di depositare e utilizzare le trascrizioni complete, potendo così sollevare ogni eccezione ritenuta opportuna. In precedenza, gli avvocati avevano ottenuto che durante l’esposizione non venissero utilizzati termini come “cosca” o “mafia” e che il teste non leggesse brani tratti dall’ordinanza cautelare ritenuti parziali o incompleti.
Con il passare delle ore e il moltiplicarsi delle opposizioni, le tensioni in aula sono aumentate fino a sfociare nella richiesta unanime dei difensori di informare il presidente del Tribunale sull’andamento della seduta. Alle 17 circa, i legali hanno formalizzato la volontà di far mettere agli atti la loro protesta sul metodo di conduzione dell’escussione.
Nel suo intervento, il colonnello Barbera ha illustrato la ricostruzione investigativa dell’accusa, secondo cui sarebbe esistita un’associazione per delinquere di stampo mafioso operante sul territorio di Aprilia, e ha richiamato episodi riconducibili a presunti accordi di scambio elettorale e rapporti con esponenti politici, citando in particolare il nome di Principi.
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