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Il caso

Ponte Mascarello, cantiere infinito: costi fuori scala e iter sospeso

Sogin attende il parere del Ministero sulla rimodulazione dell’opera. È chiuso da 7 anni

Ponte Mascarello, da dieci anni solo promesse: la lettera al Governo

Per la ristrutturazione del Ponte Mascarello, chiuso da sette anni c’è la volontà e l’impegno di Sogin per affrontare una criticità importante del territorio, ma si è ancora in attesa del parere del Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica per sbloccare l’iter di rivisitazione dell’opera.

E’ quanto è emerso ieri in Commissione Lavori Pubblici, presieduta da Fausto Furlanetto, per affrontare lo stato di attuazione dell’accordo siglato il 9 febbraio 2021 tra Comune di Latina, Regione Lazio e Sogin per il recupero del ponte Mascarello. L’opera, chiusa da oltre sette anni, è una delle infrastrutture più strategiche per il litorale e per la viabilità tra Latina e il nord della provincia e da anni si attende una soluzione, tra rinvii, rimpalli di responsabilità e costi in continuo aumento. 


Un iter lungo e sofferto
Aprendo i lavori, l’assessore Massimiliano Carnevale ha ricordato che la chiusura del ponte – avvenuta nel 2018 – “ha creato una vera e propria rottura dell’asse viario, penalizzando il territorio e compromettendo soprattutto in estate lo sviluppo ricettivo della zona”. Carnevale ha ripercorso le tappe dell’accordo del 2021, nato come misura compensativa legata alla dismissione del sito nucleare di Borgo Sabotino, sottolineando che l’intesa permetteva interventi nel limite del 2% dell’importo del decommissioning.

Nel giugno 2022 vennero presentate tre opzioni:  Ipotesi A: ristrutturazione e manutenzione dell’attuale ponte; Ipotesi B: ampliamento con nuovo impalcato e piste ciclabili; Ipotesi C: demolizione e ricostruzione completa. Il Consiglio comunale scelse la C, avviando il percorso per un nuovo ponte. Tuttavia, durante la progettazione affidata da Sogin a una società esterna emerse la necessità di un confronto con il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, che nel luglio 2024 ha bocciato l’ipotesi di demolizione e ricostruzione, ritenendola non compatibile con i criteri di sicurezza. A ciò si è aggiunto l’aumento dei costi: dai 2 milioni iniziali a più di dieci milioni comunicati a settembre 2024.

«Di fronte a un disallineamento così importante – ha detto Carnevale – è stato necessario fermarsi e capire come ripartire. Il territorio non può più permettersi altri anni persi». Il presidente della Commissione Furlanetto e il consigliere Renzo Scalco  hanno riportato il sentimento di esasperazione di residenti e operatori: «Sono passati sette anni senza risposte. Quel tratto è vitale per il litorale e la comunità è stanca. Serve una scelta chiara e tempi certi».


Sogin: «Costi triplicati, Ora disponibili 4 milioni»
Per conto di Sogin ha parlato Giuseppe Bono che ha ripercorso il lavoro svolto dalla società dalla nuova amministrazione del 2023 in poi. «Eravamo andati avanti con l’iter e avevamo affidato l’incarico quando ci è stato comunicato che il progetto doveva passare al vaglio del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. A luglio 2024 è arrivato il parere negativo e abbiamo dovuto ricalcolare i costi alla luce dell’inflazione e delle nuove richieste tecniche. L’opera è schizzata a oltre 10 milioni, fuori da ogni parametro per noi sostenibile».

Bono ha spiegato che il limite del 2% previsto dall’accordo non si applica al valore dell’intera opera ma soltanto alle somme già investite: «Oggi abbiamo 4 milioni e 26mila euro per compensazioni e mitigazioni. Siamo obbligati a rientrare in questa cifra». I nuovi scenari tecnici prevedono per l’intervento A (ristrutturazione potenziata) circa 2,8 milioni, per la B (ampliamento e cambio impalcato) circa 3,3 milioni. Entrambe le opzioni rientrano nelle risorse disponibili, ma presentano differenze sui tempi e sulle autorizzazioni e si propenderebbe per l'ipotesi meno costosa almeno per parte della Sogin.

Ma certezze al momento non ce ne sono perché sia il Comune che Sogin sono appesi al parere del Mase e solo dopo si potrà procedere con il passaggio nel Cda di Sogin che prenderà atto della rivisitazione dell’opera e si potrà affidare l’incarico di progettazione di fattibilità tecnico-economica delle due opere scartando quella della demolizione. Da qui la certezza dei costi ma con tempi molto lunghi.

  La consigliera del M5S Maria Grazia Ciolfi ha criticato il ritorno all’ipotesi A, scartata nel 2022: «Dopo sette anni torniamo al punto di partenza». I tecnici Sogin hanno risposto che non si tratta di un passo indietro, ma di una «rimodulazione necessaria» alla luce dei nuovi costi e dei pareri ricevuti: «L’accordo del 2021 parlava di 1,9 milioni. Oggi stiamo impegnando quasi il doppio per mantenere fede agli impegni, pur restando nei limiti di legge».


Durante la seduta è emersa anche una certa confusione sui ruoli con Sogin che parlava e comunicava con Agostino Marcheselli, il direttore generale, ma non con l’assessorato e con l’ufficio come ha fatto rilevare anche la dirigente del servizio  Angelica Vagnozzi, parlando di note inviate alle quali non ha mai ricevuto risposta.

Sogin ha riconosciuto che alcune comunicazioni verso il Comune non sono arrivate nei tempi dovuti, spiegando però che «ci sono state complessità anche con il MASE e si è preferito attendere pareri definitivi prima di inviare documenti non completi». 

Sogin si è impegnata a convocare un incontro non appena sarà disponibile il parere definitivo: il prossimo passo sarà l’esame del progetto di fattibilità economica e la valutazione del CdA dopo l’annullamento delle delibere precedenti. La sensazione forte è di ulteriori rinvii tecnici che non porteranno a una soluzione prima di almeno un anno.

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