Il fatto
02.12.2025 - 15:36
Un nuovo ordine di arresto è stato adottato dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma a carico di Antonio Di Silvio detto Sapurò, il latinense di 44 anni arrestato due settimane fa per le minacce aggravate dal metodo mafioso pronunciate nei confronti dei poliziotti intervenuti nel locale notturno dove stava litigando con la compagna e per avere colpito uno degli agenti al volto. Al tempo stesso il giudice ha disposto la scarcerazione per la donna, Stefania B. di 53 anni, per la quale è stata esclusa l’aggravante del metodo mafioso: nei suoi confronti è stata disposta la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per la firma.
Il provvedimento è la conseguenza della trasmissione degli atti, riguardanti l’inchiesta sull’inquietante episodio del 16 novembre, alla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma in seguito alla decisione dei magistrati pontini di contestare l’aggravante del metodo mafioso per i reati di violenza, minaccia, resistenza e lesioni aggravate a pubblico ufficiale. Quindi la stessa Dda capitolina, sebbene la coppia fosse già sottoposta a custodia cautelare in carcere, ha esaminato il caso e chiesto a sua volta al giudice territorialmente competente di adottare la misura restrittiva. E il gip del Tribunale di Roma ha risposto entro i termini, scongiurando nel frattempo che potessero decadere gli effetti dei provvedimenti adottati dal giudice di Latina. Al tempo stesso però il gip capitolino ha disposto il carcere solo per Sapurò, senza ravvisare la necessità di tenere dietro le sbarre anche la compagna.
La decisione ha evitato che dovesse esprimersi il collegio penale in sede di riesame delle misure cautelari personali in merito al ricorso presentato dall’avvocato Alessandro Farai proprio per Stefania B., chiedendo proprio l’annullamento della misura cautelare che il giudice competente nel frattempo ha emesso in forma meno afflittiva. Sull’arresto di Antonio di Silvio invece il Tribunale del Riesame si era già pronunciato sul ricorso degli avvocati Fabrizio Mercuri e Massimo Frisetti, confermando la misura cautelare adottata in precedenza dal Tribunale di Latina. Una decisione, questa, superata appunto dalla nuova ordinanza del giudice di Roma, che in ogni caso ha ravvisato le medesime esigenze cautelari.
Le pattuglie della Squadra Volante erano intervenute nel locale intorno alle 2:50 perché Antonio Di Silvio, litigando animatamente con la compagna, non ne voleva sapere di lasciare l’esercizio pubblico in fase di chiusura, anzi aveva inveito contro i lavoratori, rompendo alcuni bicchieri di vetro. Secondo quanto riferito da una dipendente, Sapurò avrebbe anche chiesto 1000 euro per concedere ai gestori del locale la protezione della propria famiglia. All’arrivo degli agenti l’uomo aveva iniziato a inveire contro di loro e aveva colpito un agente al volto con la mano con la quale teneva il telefono prima di pronunciare pesanti minacce come "Che c…o ci fate qua - aveva urlato alla vista degli uomini in divisa - Sono Di Silvio Antonio, vi ammazzo uno per uno, se non lo faccio io lo faranno i miei parenti. Lo sapete bene chi sono, prendo la pistola e vi sparo in testa a voi e alle vostre famiglie». Portato in Questura, aveva continuato a minacciare gravemente i poliziotti, sostenuto anche dalla compagna. Sapurò aveva rincarato la dose urlando: «Non venite a Gionchetto che vi sparo in bocca - hanno riportato i poliziotti negli atti dell’arresto - Non sapete con chi avete a che fare, adesso chiamo i miei familiari e vi faccio sparare uno a uno. Anzi, tanto ve riconosco, se ve becco in giro per Latina ve sparo in testa".
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