Il caso
06.12.2025 - 07:30
Ricorre in Corte d’Appello dopo la condanna a un anno e otto mesi per detenzione di materiale pedopornografico, l’ex insegnante di religione ed ex diacono Alessandro Frateschi, 51 anni di Terracina. Nelle motivazioni scritte dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma Roberta Conforti viene messa in luce la gravità delle condotte contestate a seguito del ritrovamento di un ingente quantità di materiale pedopornografico sequestrato su alcuni supporti informatici: dai telefoni cellulari al pc in possesso dell’imputato.
La sentenza era stata emessa lo scorso maggio: Frateschi aveva scelto un rito alternativo dopo la richiesta di patteggiamento che era stata respinta ed era stato giudicato con il rito abbreviato. La difesa, rappresentata dagli avvocati Edoardo Fascione e Danilo Riccio, ha impugnato la condanna e tra i motivi ha messo in rilievo che non vi sarebbe la prova certa dell’età delle persone ritratte nelle immagini. L’ex insegnante di religione del Liceo Scientifico Majorana di Latina, era stato condannato in Corte d’Appello nei giorni scorsi a 12 anni per violenza sessuale aggravata su cinque minori. I magistrati romani avevano confermato la condanna di primo grado emessa il 19 luglio del 2024 dal giudice del Tribunale di Latina Laura Morselli. Sempre nell’ambito dello stesso procedimento penale era stato indagato per detenzione di materiale pedopornografico.
Nel corso delle indagini e delle perquisizioni disposte dalla Procura, i carabinieri della Compagnia di Latina avevano ritrovato immagini che ritraevano minori dal contenuto inequivocabile e raccapricciante. L’ex diacono era stato indagato a piede libero e come avviene in questi casi l’inchiesta era finita a Roma (competente per questi reati), dove Frateschi ha scelto il rito abbreviato godendo in questo modo della riduzione di un terzo della pena a seguito degli elementi raccolti nel corso delle indagini. Il titolare del fascicolo era il pubblico ministero di Roma Vittoria Bonfanti. «Consapevolemente deteneva immagini e video e altre immagini virtuali ritraenti soggetti minori coinvolti in pratiche sessuali», è riportato nelle carte dell’inchiesta.
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