L'inchiesta
17.12.2025 - 07:00
«Un reato odioso», lo ha definito il Procuratore di Napoli Nicola Gratteri. «Uno stupro per anziani e indifesi», sostiene il Procuratore Aggiunto di Napoli Pierpaolo Filippelli. Sono in tutto 21 le misure restrittive eseguite ieri mattina a Napoli e in Campania che hanno disarticolato una banda che colpito anche a Latina e ha truffato decine e decine di anziani sempre con lo stesso schema: chiedevano alle vittime soldi, gioielli o altri oggetti preziosi per evitare il carcere a dei loro familiari. La tecnica infallibile era sempre uguale: si spacciavano per avvocati oppure appartenenti alle forze dell’ordine. I reati ipotizzati sono associazione per delinquere finalizzata alla truffa, ricettazione, riciclaggio e autoriciclaggio. Sono 33 le truffe ricostruite tra maggio 2024 e gennaio 2025. Le indagini sono state condotte dai Carabinieri del Comando Provinciale di Genova e Napoli. Il gruppo era ben strutturato, l'organizzazione utilizzava appartamenti e un B&B a Napoli come call center e le comunicazioni avvenivano con social oppure app di messaggistica. Nulla era lasciato al caso.
C’erano i telefonisti, i trasfertisti e chi doveva riscuotere il denaro. Nelle oltre 700 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare il gip del Tribunale di Napoli Federica Colucci descrive le modalità d’azione, a partire dal primo contatto: ci sono i telefonisti che riescono con una facilità disarmante ad adescare gli anziani a Latina come nel caso di un raggiro avvenuto nell’ottobre del 2024. La vittima è la madre di un professionista e la banda entra in azione nella zona di via Isonzo. Come riportato nelle carte dell’inchiesta, l’anziana ha consegnato ad una donna alta poco meno di un metro e 60 centimetri - scrive il gip - oggetti preziosi e orologi per un valore di 100mila euro. E’ il 3 ottobre quando attraverso le conversazioni intercettate su alcune utenze in un call center in un condominio di Napoli dove risiede un’indagata, partivano diverse telefonate. I destinatari sono molti anziani residenti in provincia di Latina e c’è una telefonata che arriva in un appartamento nella zona di via Isonzo. E’ emerso che gli indagati avevano a disposizione anche altre utenze non intercettate. Dall’attività di ascolto i Carabinieri hanno percepito le voci di due donne Antonietta Mascitelli e Carmela Mascitelli anche loro coinvolte nell’inchiesta che si spacciavano per un appuntato dei Carabinieri, un altro telefonista si spacciava per il maresciallo De Stefano o l’avvocato De Marco. Nel caso della truffa commessa nel capoluogo la banda chiama sia sull’utenza fissa della vittima che su quella mobile della collaboratrice domestica che una volta ascoltata dagli investigatori ha riferito di aver ricevuto una chiamata da un sedicente carabiniere. Il motivo? Cercava l’anziana per informarla di un incidente stradale che aveva coinvolto il figlio. Ma c’è di più la domestica viene invitata ad andare alle Poste per ritirare un verbale e fare il bonifico. Secondo la ricostruzione degli investigatori sarebbe stata Maria Palmieri, 25 anni, originaria della provincia di Caserta, anche lei indagata e ritenuta presunta responsabile delle condotte contestate, a presentarsi in casa della donna. Il riscontro dallo spostamento delle celle del telefonino localizzate in provincia di Caserta e poi a Latina nella zona di via Isonzo in un orario compatibile con la truffa. Il bottino era stato ingente: diversi orologi Rolex, oggetti preziosi e la fede nuziale del marito deceduto.
E’ emerso che la banda poteva contare a Napoli su due orafi che avevano il compito di valutare, smontare, acquistare.
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