Calcio, Lega Pro
07.11.2024 - 09:48
Classe ‘93 con tanta voglia di incidere sul “borsino” campionato, ora, un tantino in ribasso, di chi lo ha scelto per fare la differenza.
Riccardo Improta e il Latina Calcio 1932: binomio nato a mercato chiuso, ma con la prospettiva, per entrambi, di aver fatto un affare, eccome. Salernitana, Bari e, soprattutto, Benevento: biglietti da visita importanti, ma nel calcio è sempre il presente a dover fare la differenza e questo, il signor Improta da Pozzuoli, lo sa perfettamente. «Sto facendo di tutto e di più per arrivare ad una forma ottimale. L’augurio che mi faccio è che sin da sabato contro il Sorrento, la gente possa iniziare ad ammirare il giocatore che si aspetta di vedere. Ho un debito di riconoscenza verso questa società e i tifosi».
La scelta di Latina?
«Sapevo che in una piazza come questa avrei ritrovato gli stimoli giusti e, nonostante tutto, sono convinto che questo possa accadere molto presto. La società, il presidente, il direttore, hanno puntato forte su di me: non posso e non voglio tradire la loro fiducia».
Boscaglia cosa vi sta dando?
«Il piacere infinito di lavorare con lui. Gli è bastato guardarci negli occhi, per inquadrare subito la situazione. E’ molto attento ai dettagli, non lascia nulla al caso e quello che avvertiamo in allenamento è una sensazione di positività. Gli allenamenti sono intensi, ecco perché sono convinto che tutto questo, alla fine, porterà dei frutti».
C’è da sfatare il tabù casalingo e il calendario vi propone due gare interne: Sorrento e Crotone.
«Sono partite che possono dare una svolta al nostro campionato, a patto che vengano affrontate con il piglio giusto. Lavoriamo sodo per questo, abbiamo ogni giorno la percezione che qualcosa stia veramente cambiando. Magari è un discorso di testa, ma è proprio sugli errori commessi che devi necessariamente costruire qualcosa di diverso, di positivo. Il passato non deve condizionarci, ma invogliarci a voltare pagina in maniera definitiva».
Il gol, questo sconosciuto verrebbe da dire. Improta come si vede in uno degli attacchi meno prolifici d’Europa?
«Come un giocatore che deve necessariamente, al pari degli altri, rimboccarsi le maniche affinché i numeri, da qui in avanti, cambino».
Magari supportato da quel 4-2-3-1 tanto amato da Boscaglia al quale, forse, Improta strizza l’occhio.
«Mi adatto a qualsiasi cosa pur di essere utile a questa squadra, ma sarei falso e ipocrita se non vi dicessi che giocare da esterno d’attacco è sempre quello che ho amato fare. A Benevento ho finito per fare il ‘quinto’ se non addirittura il terzino, ma non mi si addice».
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