Il fatto
04.06.2025 - 15:25
Ci sono anche due persone di Minturno tra i destinatari delle misure cautelari applicate dal gip del Tribunale di Napoli Nord per il maxi scandalo dei finti ecobonus. Si tratta di Gerardo Conza, 60 anni, e Giuseppe Strabello, 29 anni, entrambi in carcere da questa mattina insieme a Eugenio Giunta (70 anni), tutti e tre ritenuti promotori dell’organizzazione. Ai domiciliari Pasquale Principe (69), Francesco Sicignano (67) e Angela Guercia (47), accusati rispettivamente di aver aperto conti esteri, creato società fittizie e procacciato clienti. Il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli ha anche sequestrato beni per un valore complessivo di un milione di euro.
Secondo quanto emerso dalle indagini, coordinate dalla Procura di Napoli Nord con sede ad Aversa, il sodalizio, attivo tra la Campania e il basso Lazio e con ramificazioni anche all’estero, avrebbe perpetrato diverse truffe ai danni di imprenditori. Le indagini, in particolare, hanno consentito di accertare le modalità con le quali gli indagati, con artifici e raggiri, inducevano i clienti ad eseguire bonifici su conti esteri accesi in Irlanda e in Lituania per acquistare false polizze fideiussorie emesse da una società irlandese asseritamente accreditata presso la “Banca Europea per gli Investimenti" ed abilitata all'erogazione di finanziamenti agevolati anche attraverso la monetizzazione di crediti d'imposta in materia edilizia ed energetica (“Ecobonus” e “Superbonus 110%").
Le investigazioni, iniziate circa due anni fa, hanno preso le mosse dalla denuncia presentata dall'amministratore unico di una società di radiodiagnostica di Frattamaggiore, in cui ricostruiva i suoi rapporti con alcuni degli indagati e forniva i documenti dei versamenti di circa 450 mila euro per ottenere, così come falsamente prospettatogli, un finanziamento agevolato di 36,9 milioni di euro per l'ampliamento della sede operativa del centro diagnostico e l'acquisto di nuove apparecchiature sanitarie.
Gli accertamenti eseguiti, anche mediante rogatorie internazionali ed ordini di indagine europei, consentivano di accertare l'esistenza di una solida associazione per delinquere che, come accaduto nel caso dell'imprenditore campano, attraverso false prospettazioni ai suoi clienti riusciva ad incassare ingenti somme di denaro su conti esteri attuando un ampio programma criminoso avvalendosi del contributo di dirigenti e di intermediari-broker, che hanno operato in assenza delle prescritte autorizzazioni della Banca d'Italia e dell'Organismo Agenti e Mediatori.
Brochure false della Commissione Europea e parrucche durante le call coi clienti
Gli indagati raggiravano i clienti promettendo bassi tassi di interesse e celeri tempi di definizione dell'istruttoria, utilizzando brochure e documentazione contrattuale recante intestazione e loghi della Commissione Europea, pubblicizzando, mediante un sito internet, l'attività finanziaria abusivamente svolta ed anche organizzando videochiamate con i clienti in cui dissimulavano la propria reale identità con l'utilizzo di parrucche e di congegni di camuffamento della voce.
I pagamenti indebitamente ottenuti sui conti esteri, pari a circa l'1% delle operazioni proposte, rientravano in Italia nella disponibilità del sodalizio mediante bonifici e prelievi in contante a cura di un corriere appositamente incaricato, che tratteneva per sé una provvigione.
Nel corso delle indagini i militari della Guardia di Finanza hanno acquisito le denunce di volta in volta presentate dai clienti truffati e progressivamente esteso il raggio di azione delle indagini sottoponendo ad intercettazione telefonica altri soggetti coinvolti nelle operazioni finanziarie, constatando il perpetuarsi delle attività criminali anche dopo l'esecuzione di perquisizioni da parte di più uffici giudiziari e la sostituzione della società irlandese falsamente accreditata presso l'UE con una società bulgara neocostituita, la cui corrispondenza recava un emblema religioso.
Dalle indagini svolte è emerso, infine, che gli indagati avrebbero elargito denaro a non meglio identificati pubblici funzionari in servizio presso uffici giudiziari allo scopo di inquinare il quadro indiziario raccolto dagli inquirenti ed assicurarsi l'impunità. Pertanto, contestualmente all'esecuzione delle misure cautelari personali e reali, sono state eseguite perquisizioni personali e locali nei confronti di alcuni indagati che risultavano aver movimentato denaro per intervenire su funzionari pubblici operanti in uffici giudiziari per acquisire informazioni sugli sviluppi e sulla direzione delle indagini.
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