«Il mio percorso lo faccio sulle progettualità». Così si è espresso nell'intervista a Latina Oggi il sindaco Damiano Coletta e su questo punto ha insistito anche il segretario provinciale del Pd Claudio Moscardelli, consapevoli entrambi che a forza di parlare di nomi, coalizioni e campi larghi ed estremamente generici si rischia di mettere ben poco a fuoco quello che serve alla città in termini di cultura, economia, sviluppo, progetti, opere. Serve un programma, servono idee, ma concrete e realizzabili, altrimenti si finisce per impelagarsi in quattro anni di amministrazione a trazione ridotta, dove di quei programmi non ne è stato realizzato mezzo. E' quello che oggi sostiene il consigliere comunale del gruppo Misto e referente locale di Azione Olivier Tassi. Ex Lbc e voce critica sempre misurata ma tagliente sui guasti prodotti dalle amministrazioni di ieri e di oggi, Tassi è uno degli interlocutori al tavolo di Coletta, ma non ha timori reverenziali e vuole dire la sua.
«Ci sono molti richiami per una discussione aperta sui programmi da parte di tutte le forza politiche – spiega Tassi - anche dai movimenti giovanili, cosa condivisibile ma che, a mio parere, deve andare di pari passo con la scelta delle persone che quei programmi dovranno realizzarli.

Una pesante eredità
La differenza sta nel come e se si realizzano i programmi, e qui entrano in gioco le competenze specifiche, l'esperienza, la capacità di progettare per il medio-lungo periodo. Per prima cosa è sempre bene ricordare da dove si parte, quali sono i problemi che sono ancora presenti lasciati in eredità da consiliature che per decenni non hanno fatto le manutenzioni delle strade o delle scuole o degli edifici pubblici, amministrazioni che hanno indebitato il Comune per investimenti milionari, che invece di dare frutti per la città, hanno generato mostri urbanistici, fallimenti e contenziosi ancora aperti, come L'intermodale di Latina Scalo, La Metro leggera, Latina Ambiente, Terme di Fogliano». Ma uscendo dalla narrazione colettiana facile ai clichè anche nella storia più recente ci sono elementi di riflessione sulla capacità di realizzare i programmi.

Programmi falliti, gli esempi di oggi
«Vorrei fare un paio di esempi concreti di cui ho avuto esperienza diretta – spiega il referente locale del gruppo politico di Calenda - la gestione dei rifiuti, nel programma LBC, sottoscritto prima delle elezioni, la soluzione prevista era proseguire con la gara per affidare il servizio ai privati, invece, subito dopo la nomina della giunta Coletta, l'Assessore Lessio, il Sindaco, il presidente della commissione ambiente Dario Bellini, che non avevano nessuna competenza ed esperienza su questo tipo di operazioni, cambiarono le carte in tavola e proposero una soluzione in house con una società a totale controllo pubblico; un'altra parte di LBC fece subito notare che era una scelta quantomeno azzardata e che mancavano le competenze all'interno dell'amministrazione per gestire una operazione così complessa, tra coloro che si opponevano c'erano Antonio Costanzo, di grande esperienza in Enti pubblici, Massimo Di Trento, commercialista e revisore dei conti di pubbliche amministrazioni, Giampaolo Torselli, avvocato amministrativista ed esperto in contenziosi ed il sottoscritto con esperienza manageriale sull'avvio di start up». Ma nelle votazioni di maggioranza fu scelta l'azienda speciale con la costituzione di ABC. «Il piano originario di ABC prevedeva una raccolta differenziata al 60% nel 2019, e la realtà è sotto gli occhi di tutti - incalza il consigliere - non si è raggiunto nemmeno il 30% ed il servizio di raccolta porta a porta ad oggi ancora deve partire. In sintesi le persone con competenze non sono state ascoltate su un tema fondamentale per la città».

Il personale, tallone d'Achille
Se Coletta ha ribadito di lavorare a un piano strategico, che punta a restituire a Latina una serie di servizi e strutture «che noi abbiamo trovato logore, poco e a volte per niente agibili», Tassi si chiede come questo sia possibile con l'attuale carente gestione della macchina amministrativa, considerata nel programma LBC, «La priorità delle priorità». «Dove era prevista una re-ingegnerizzazione dei processi amministrativi e la valorizzazione del personale del Comune; si iniziò nel migliore dei modi con l'Assessore Antonio Costanzo – spiega - che avviò subito una ricognizione sulle competenze del personale; anche qui il lavoro fu interrotto, mettendo Antonio Costanzo in minoranza, per dare spazio alla Segretaria e Direttore Generale Rosa Iovinella, che aveva idee diverse su come gestire la macchina amministrativa, ma nessuna esperienza come Direttore Generale in comuni capoluogo. I risultati li vediamo: gli uffici faticano a gestire l'ordinario, si perdono fondi perché i progetti esecutivi non vengono presentati nei tempi, non si fanno i bandi per affidare i lavori, come è successo con il ripascimento delle spiagge; anche qui le competenze interne al movimento LBC non furono ascoltate, e stavolta le conseguenze furono anche l'abbandono di Costanzo, una delle poche persone con esperienza amministrativa e politica; E non solo lui, ma tanti altri hanno lasciato misurando l'impossibilità di lavorare in queste condizioni».

L'urbanistica, ad un passo dalla crisi
Tassi cita anche «l'urbanistica, con l'ufficio di Piano, considerato prioritario nel programma elettorale di LBC e sempre rimandato fino alla minaccia di uscita di 8 Consiglieri dal Gruppo consiliare LBC, oppure con la totale carenza nella gestione delle società partecipate, malgrado fossero state considerate nel programma LBC come risorse da valorizzare, su questi ed altri temi il programma diceva una cosa e nella realtà è stato fatto tutt'altro, con pessimi risultati». «Tutto ciò – conclude - ha portato all'abbandono di molte persone competenti dal movimento LBC, perché le scelte erano gestite da pochi e il problema più grande è stato il metodo, che ha di fatto emarginato molte persone di valore. Coletta non ha capito la cosa più importante: che la scelta delle persone, il punto d'incontro tra quello che sarebbe meglio fare e quello che realmente si può fare, debba essere centrale e nevralgica almeno quanto la discussione sui programmi».