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Palmacci: "Terracina, una perla nelle mani sbagliate e maltrattata"

Il referente di Azione, pensa al degrado diffuso in cui versa la città e sprona la gente a non delegare tutto alla politica

Palmacci: "Terracina, una perla nelle mani sbagliate e maltrattata"

«La mia amata e bellissima Terracina, che dalla parte alta guarda al Golfo Sereno e alla Costazzurra e nella parte bassa è protesa sul mare con la sua lunga spiaggia e una sabbia dal colore dorato unico e irripetibile, “laddove è rimasta”. Con il suo tempio che la sovrasta, con i suoi luoghi che richiamano la storia, personaggi omerici, imperatori, cardinali. Con la sua aria salubre, le sue piazze e piazzette, gli scorci incantevoli, le scalinate che sembrano disegnate dalla luce, i vicoli pieni di memoria e di identità. Una città, appunto, che profuma di storia, che ha saputo custodire nel tempo un’anima autentica, fatta di relazioni, lavoro, dignità. Un luogo che avrebbe, e per tanto tempo ha avuto, tutte le carte in regola per essere un esempio di bellezza, accoglienza, vivibilità. Ed è triste, vedere adesso, tanto potenziale sprecato, tante promesse disattese, tanto malcontento serpeggiare tra i cittadini». Arcangelo Palmacci, segretario provinciale e locale di Azione, analizza il momento storico che sta vivendo la sua città, che identifica in una perla e dunque molto preziosa, ma che vede maltrattata da chi dovrebbe trattarla con estrema cautela. «Con crescente amarezza - dice Palmacci - si deve constatare che questa perla è finita in mani sbagliate. In mano a chi, invece di valorizzarla, la impoverisce. A chi, privo di visione politica e competenze, si perde dietro a rivalità sterili, battibecchi continui, decisioni improvvisate o non decisioni. Se la città è ridotta in uno stato di abbandono e degrado diffuso, non è frutto del destino ma dell’incapacità umana. Mentre Terracina meriterebbe sempre rispetto e cura. Chi la guida dovrebbe sentire l’onere ma anche l’onore del proprio ruolo. Invece siamo attorniati da mediocrità e conflitti».

Già, però una città non è solo nelle mani di chi la governa e gestisce, ma anche in quelle di chi la abita e la fruisce. «Per questo - sottolinea il referente territoriale del partito di Calenda - è tempo che chi ama davvero questa città si faccia avanti, senza delegare tutto ai lamenti o alla rassegnazione. Si torni a partecipare, a pretendere, a proporre, senza accettare più l’inerzia e l’improvvisazione come norma. Non servono eroi, bastano cittadini consapevoli che abbiano a cuore il bene comune, che sappiano riconoscere il valore della competenza, che non abbassino lo sguardo di fronte all’inadeguatezza. Una comunità viva e responsabile - conclude Palmacci - può ancora cambiare il corso delle cose e restituire alla nostra splendida città il futuro che merita».

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