Il fatto
03.09.2025 - 11:00
Ma perché è necessario l’aumento di capitale di Acqualatina? La risposta, secondo il gestore, va cercata non solo nella mancata approvazione del piano tariffario, indispensabile per sostenere gli investimenti sulla rete, ma anche su tutta una serie di criticità che si trascinano da anni. E sulle quali anche i comuni hanno una qualche responsabilità.
Il gestore idrico ha convocato l’assemblea dei soci per il prossimo 17 settembre, chiedendo in sostanza un aumento di capitale pari a 30 milioni di euro, la metà circa dei quali a carico dei comuni della provincia pontina. La società lamenta di essere in difficoltà con la propria spesa corrente anche e non solo a causa del mancato nuovo piano tariffario. Il grande macigno si chiama morosità. Dei cittadini ma anche dei comuni. Un tema su cui il nuovo socio privato Italgas ha posto l’accento fin dal proprio ingresso, avviando una stagione di recupero crediti indispensabile, spiegano da viale Nervi, per garantire le entrate del gestore idrico. Ma che ha sollevato pesanti critiche da parte delle associazioni dei consumatori.
La morosità dei cittadini
Il tema delle morosità nel servizio idrico resta centrale in provincia di Latina, dove i dati di Acqualatina fotografano una situazione a macchia di leopardo. L’“unpaid ratio” a 24 mesi, cioè la percentuale di bollette non pagate dai cittadini, varia sensibilmente da comune a comune, con punte che destano preoccupazione e altre realtà invece più virtuose. A guidare la classifica negativa è Bassiano, con un’incidenza del 37,5%, seguita da Aprilia con il 33,4%. Entrambi i comuni registrano dunque più di un terzo delle utenze in ritardo cronico nei pagamenti. Ovviamente quelle di Aprilia “pesano” di più, trattandosi della seconda città della provincia con quasi 80 mila abitanti.
Numeri significativi anche a Sezze e Sabaudia, ferme entrambe al 18,4%, e a Norma (16,6%). Situazione diversa a Gaeta, che con il 6% è il comune più virtuoso della provincia, seguito da Minturno (7,2%) e Pontinia (7,9%). Anche Formia e Sermoneta mantengono la morosità sotto il 9%. Per quanto riguarda i centri maggiori, Latina registra l’11,2% di morosità, un dato che colloca il capoluogo in una posizione intermedia rispetto agli altri territori; Terracina e Cisterna di Latina si attestano rispettivamente all’8,4% e al 15,9%. Dal 2024 ad oggi, sostiene nei suoi documenti la società Acqualatina, sono stati fatti passi avanti sul fronte del recupero crediti.
Anche i Comuni sono morosi
Non sono soltanto i cittadini a pesare sui bilanci di Acqualatina con bollette non pagate. Anche i comuni della provincia risultano morosi nei confronti del gestore idrico per importi rilevanti legati a utenze pubbliche, fontane e servizi collettivi. La fotografia aggiornata al 7 agosto 2025 mostra un credito complessivo che supera i due milioni di euro, con situazioni molto diversificate tra un’amministrazione e l’altra.
Il debito più consistente è quello di Aprilia, che deve ad Acqualatina quasi 900mila euro. Seguono Cori con oltre 620mila euro e Priverno con 488mila euro. Anche Norma e Bassiano presentano cifre significative, rispettivamente 346mila e 289mila euro.
A livelli più contenuti ma comunque rilevanti si collocano Ponza con 245mila euro, Villa Santo Stefano con 183mila euro, Roccasecca dei Volsci con 114mila euro e infine Giuliano di Roma, che deve quasi 75mila euro.
Secondo quanto riferisce la società, tutti i comuni interessati sono stati convocati e incontrati nelle scorse settimane. Sul tavolo è stato presentato un piano di rientro che mira a regolarizzare gradualmente le posizioni debitorie senza gravare eccessivamente sui bilanci municipali. L’obiettivo di Acqualatina è duplice: garantire stabilità finanziaria alla gestione del servizio e, allo stesso tempo, responsabilizzare le amministrazioni locali nella corretta gestione delle utenze pubbliche.
Le anagrafiche dei comuni per scovare gli evasori
Negli ultimi mesi Acqualatina ha chiesto ai Comuni documentazioni anagrafiche, utili per incrociare i dati in possesso del gestore e scovare così eventuali evasori. «Grazie a un lavoro mirato sulle anagrafiche in possesso e al dialogo con le amministrazioni comunali, i risultati stanno già mostrando una riduzione degli insoluti» fanno sapere dalla società. «Sette comuni hanno risposto rapidamente offrendo collaborazione concreta, mentre con gli altri sono ancora in corso interlocuzioni per incrociare i dati e rafforzare le procedure di riscossione».
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