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Il fatto

Comune, il Pd si tira fuori dalle commissioni principali

Con l’uscita di Fiore i dem rinunciano alla rappresentanza in Bilancio e Urbanistica: autogol di rappresentanza

Comune, il Pd si tira fuori dalle commissioni principali

Con il passaggio della consigliera Daniela Fiore dal Partito Democratico al Gruppo Misto, cambia ancora la geografia politica del Consiglio comunale di Latina e, con essa, la composizione delle commissioni consiliari, ratificata mercoledì in commissione Servizi sociali con delega agli Affari istituzionali. Il risultato di questi piccoli aggiustamenti legati alla nuova posizione di Fiore è che il Pd, già in difficoltà sul piano politico e numerico, perde di fatto la rappresentanza in due delle commissioni più strategiche dell’intera macchina amministrativa: Bilancio e Urbanistica. Una scelta, a quanto pare, ragionata: il partito non ha rivendicato, e avrebbe potuto farlo accordandosi con l’ex collega di casacca, nessuna di queste commissioni.
L’effetto Fiore: un’uscita che pesa doppio
Fiore, che fino a poche settimane fa rappresentava il Pd in tre commissioni di rilievo – Bilancio, Urbanistica e Lavori Pubblici – mantiene ora tutti e tre gli scranni in qualità di consigliera del Gruppo Misto, perdendo soltanto quello nella Commissione Trasparenza, passato alla capogruppo Valeria Campagna.
Questo significa che il Partito Democratico sparisce dai tavoli dove si definiscono gli indirizzi fondamentali della città: la pianificazione economica e quella urbanistica, un autogol nella rappresentanza che la dice lunga sulla fase attuale del partito nel capoluogo.
Una scelta che lascia perplessi
La decisione del gruppo democratico, guidato a livello di coordinamento comunale da Marco Cepollaro, di non rivendicare almeno uno dei tre posti appare, a molti osservatori, incomprensibile. Non solo perché priva il partito di ogni voce diretta in due ambiti cruciali dell’azione amministrativa, ma anche perché segna un arretramento politico difficile da giustificare in un momento in cui il Pd dovrebbe rafforzare la propria capacità di incidere e vigilare sull’operato della maggioranza. Un arretramento che pesa ancora di più considerando che proprio in quei settori – bilancio e lavori pubblici – il Pd vanta una competenza consolidata grazie all’esperienza di ex assessori di Lbc, oggi in quota dem, come Emilio Ranieri e Gianmarco Proietti, confinati da tempo in un perimetro che non rende giustizia alle competenze che potrebbero spendere per il partito.
Le commissioni ancora presidiate
Il Pd, che avrebbe avuto la possibilità di scegliere e concordare con Fiore una diversa distribuzione ha deciso di restare presente nella sola commissione Trasparenza che si aggiunge a servizi sociali, istruzione, cultura e sport, Ambiente Attività produttive e Trasporti. L’unico presidio in un’area strategica resta quello dell’Ambiente, dove continuano a transitare atti proposti e seguiti dal gruppo democratico. Tuttavia, l’assenza dai tavoli economici e urbanistici rischia di ridurre notevolmente il peso politico dei dem per il resto del mandato.
La perdita di rappresentanza nelle commissioni chiave è lo specchio di una crisi più profonda che attraversa il Pd pontino: una crisi di organizzazione, di identità e, forse, di strategia. Rinunciare a sedere nei luoghi dove si costruiscono le politiche della città, e si ha l’opportunità di incidere, specie sul bilancio e su scelte che hanno riflesso sui conti e sulla vita dei cittadini, significa rinunciare a esercitare un ruolo di controllo e proposta. In un momento in cui la maggioranza di centrodestra è attraversata da tensioni e divisioni, sembra che il Pd, apparso appannato sul piano delle proposte e delle idee anche nell’ultimo consiglio sul progetto di Abc, scelga paradossalmente di fare un passo indietro, lasciando ad altri il campo di battaglia politico più importante.

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