Un bilancio “preoccupante”, “senza respiro” e soprattutto “privo di futuro”. È un giudizio netto quello espresso da Valeria Campagna e Leonardo Majocchi, capogruppo e consigliere comunale del Partito Democratico, sul bilancio di previsione 2026–2028 approvato dalla maggioranza guidata dalla sindaca Matilde Celentano. Un documento che, secondo il PD, certifica l’incapacità politica dell’amministrazione di governare i processi di sviluppo della città e di affrontarne le criticità strutturali.
Al centro delle critiche c’è innanzitutto la natura stessa della manovra finanziaria. A chiarirlo, sottolineano i consiglieri dem, è stata la stessa assessora al Bilancio Nasti, che nella sua relazione in Aula ha parlato apertamente di “margini decisionali limitati”. Una frase che, secondo Campagna e Majocchi, fotografa in modo plastico la situazione: un bilancio estremamente rigido, ingessato da spese fisse e obbligatorie, che lascia pochissimo spazio alla politica e a interventi realmente incisivi.
«Siamo davanti all’ennesimo bilancio piccolo – spiegano – una manovra che non ha alcuna capacità di incidere sul futuro della città. A questo punto viene spontaneo chiedersi quale sia il ruolo politico dell’amministrazione comunale, se tutto si riduce a una gestione asettica e ragionieristica dell’esistente».
Una gestione che, secondo il PD, non riesce nemmeno a garantire adeguatamente l’ordinario. La città, denunciano i consiglieri, continua infatti a peggiorare sul piano dei servizi essenziali: dalla pulizia urbana alla manutenzione delle strade, dal verde pubblico alle scuole, fino al tema della sicurezza. A rendere il quadro ancora più critico, la presenza di oltre 14 milioni di euro di servizi che risultano non coperti dalle risorse stanziate nel bilancio.
Alla base di questa situazione, per Campagna e Majocchi, ci sono responsabilità politiche precise. Da un lato il peggioramento strutturale delle entrate, che riflette l’incapacità dell’amministrazione di riscuotere in modo efficace i tributi comunali. Dall’altro, il peso dei tagli operati dai livelli di governo sovraordinati, spesso richiamati come “filiera amica” dalla maggioranza locale.
Il governo nazionale guidato da Giorgia Meloni, sottolineano dal PD, ha infatti ridotto di miliardi di euro i trasferimenti agli enti locali. Per il Comune di Latina l’impatto supera i 2 milioni di euro, una cifra che incide pesantemente sulla possibilità di garantire servizi ai cittadini. «Le priorità – accusano – sono state altre: più risorse per le spese militari e per il ponte sullo Stretto, meno fondi per i Comuni».
Non va meglio sul fronte regionale. La Regione Lazio, guidata da Francesco Rocca, ha cancellato finanziamenti importanti come i 200mila euro destinati alla comunicazione aumentativa alternativa (CAA), un servizio fondamentale per gli studenti più fragili.
Di fronte a entrate in difficoltà, la risposta della maggioranza è stata, secondo il PD, una drastica riduzione delle spese. I tagli colpiscono in particolare il welfare: servizi sociali, istruzione, interventi per l’infanzia e i minori, disabilità, anziani e soggetti a rischio di esclusione. Emblematico il dato sulla missione 12, dedicata ai diritti sociali e alla famiglia, che passa dai 44 milioni di euro del 2025 ai 29 milioni previsti per il 2026.
Riduzioni che investono anche settori spesso al centro della propaganda politica della destra. «Si taglia anche su polizia locale e sicurezza – osservano Campagna e Majocchi – temi molto evocati negli slogan, ma che poi non trovano riscontro nelle scelte concrete di bilancio».
Particolarmente critico è il giudizio su politiche giovanili, sport e cultura. Per il 2026, spiegano i consiglieri PD, sono stanziati appena 500mila euro per politiche giovanili, sport e tempo libero: cifre giudicate del tutto insufficienti. Ancora più allarmante la situazione culturale, aggravata dall’assenza di un assessore dedicato, con la delega trattenuta dalla sindaca.
Il risultato è una gestione “a ribasso” degli spazi culturali e dell’offerta, con un evidente spreco di risorse pubbliche: a fronte di una spesa di 1 milione e 300mila euro per teatri e musei, le entrate previste ammontano ad appena 81mila euro, con un tasso di copertura del 6%. «Serve una politica culturale vera – ribadiscono – capace di mettere in rete i luoghi della cultura e di aumentarne accessibilità e qualità. Oggi tutto questo è impossibile senza interlocutori politici chiari».
Il Partito Democratico ha espresso voto contrario al bilancio, ma non si è limitato alla protesta. Sono stati presentati 40 emendamenti, di cui solo 5 approvati dalla maggioranza: una rassegna culturale estiva alle Case Arlecchino, un contributo al progetto “Boxiamo Insieme” per persone con neurodiversità, la riqualificazione della zona pub con il ripristino dei dissuasori, un’area sgambamento cani al Parco Baden Powell e un’area fitness.
Bocciate, invece, tutte le altre proposte: dal rifinanziamento dei servizi sociali, in particolare quelli per bambini con difficoltà comunicative, al progetto di una nuova biblioteca; dagli interventi nei quartieri e nei borghi alle misure su sicurezza e illuminazione pubblica; dal recupero del progetto “Farò Latina” per il disagio giovanile alla riduzione dell’IRPEF e alle agevolazioni TARI; fino ai fondi per il centro antiviolenza Donna Lilith e per il centro sociale anziani di via Vittorio Veneto.
«Questo bilancio racconta una direzione sbagliata – concludono Campagna e Majocchi – si rinuncia a investire sulle persone, sui servizi e sui territori, limitandosi a una gestione senza prospettiva. Anche nei momenti complessi la politica deve scegliere. Questo bilancio, invece, rinuncia a farlo. E a pagare il prezzo è, ancora una volta, la città di Latina».
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