L'ipotesi di dissesto economico-finanziario del Comune di Ardea sembra diventare sempre più concreta. Ieri mattina, infatti, pur mancando il numero legale (assente, viste le dimissioni presentate il 27 ottobre, la presidente Debora Duranti, in quota MoVimento 5 Stelle), si è riunita in modo "informale" la commissione Bilancio dell'ente, convocata dal vice presidente Riccardo Iotti. Alla presenza del presidente del Consiglio comunale Lucio Zito, dell'assessore competente e del dirigente dell'area Economica Cosimo Mazzone, si è discusso sull'ipotesi di default dei conti pubblici, dovuta al mancato riequilibrio del bilancio che doveva essere approvato - vista la proroga di 90 giorni decisa dal Consiglio comunale il 31 luglio scorso - entro il 31 ottobre.

La posizione della Giunta
Ad aprire la riunione è stato proprio l'assessore pentastellato, il quale ha ripercorso il lavoro compiuto dall'amministrazione negli ultimi tre mesi, spiegando - come dichiarò anche il sindaco Mario Savarese su queste colonne qualche giorno fa, come il dissesto possa non essere visto solo sotto gli aspetti negativi, ma anche come «un'opportunità» di ripartenza in merito alla gestione della finanza pubblica.

L'analisi tecnica
Subito dopo la parola è passata al dirigente Mazzone, che ha di fatto parlato per quasi tutta la riunione rispondendo ai quesiti dei consiglieri presenti e, in parte, anche del pubblico. Mazzone ha chiarito che la situazione del 31 luglio scorso vedeva uno squilibrio di oltre un milione. Per tentare di trovare una strategia di riequilibrio l'amministrazione ha chiesto ai vari uffici di produrre della documentazione sui debiti fuori bilancio, «dalla quale sono emerse passività per poco meno di cinque milioni di euro, preesistenti al 31 luglio». A ciò, ha spiegato il dirigente, vanno sommati i possibili esborsi in caso di soccombenza nei contenziosi "a rischio", pari a oltre sei milioni di euro. Insomma, una potenziale esposizione debitoria di undici milioni di euro, difficile da riequilibrare. «In questo caso - ha spiegato il dirigente - o si prevede un piano di rientro, al massimo decennale, corredato da azioni correttive concrete e non da soli annunci, oppure si va incontro al dissesto».
I novanta giorni chiesti dalla maggioranza per l'analisi della situazione e lo studio delle soluzioni, però, non hanno portato a nulla di tutto questo e, secondo le minoranze, non c'è stata la volontà politica dei Cinque Stelle di studiare una via alternativa al dissesto. «Potevamo portare idee - ha replicato l'assessore - ma per metterle in atto ci sarebbero voluti due o tre anni. In più abbiamo trovato mutui contratti e pagati, senza la realizzazione delle opere. Secondo voi, come potevamo portare un piano di riequilibrio con soluzioni reali per problemi ultradecennali, senza libro dei sogni, in soli due mesi? Basta pensare che ci sono fornitori che hanno accettato transazioni col Comune e, salvo la prima rata, non hanno preso più nulla. Sapete perché? Perché i soldi non ci sono».

Prospettive e critiche
Il dirigente Mazzone, dopo aver illustrato cosa può comportare il dissesto per i cittadini e per il Comune, ha poi spiegato nel dettaglio la situazione attuale: «Senza l'approvazione del piano di riequilibrio siamo tornati al 31 luglio scorso e, dunque, al mancato riequilibrio del bilancio. Non avendo l'equilibrio finanziario e non avendo azioni concrete per ripristinarlo, non ci sono altre vie se non il dissesto. A luglio bisognava trovare la strada di salvataggio dell'ente e questa non c'è. Purtroppo, mi dispiace dirlo, l'ufficio finanziario ha buttato due mesi di lavoro essendo arrivati oggi senza azioni. Dunque, ho messo al corrente l'amministrazione e il collegio dei revisori sull'impossibilità di arrivare alla chiusura di un piano di riequilibrio. I revisori, adesso, stanno esaminando la documentazione sulla base di una situazione nota, avendo già espresso un parere sul bilancio di previsione 2017, nel quale ci facevano rendere conto di una situazione complessa».
I cittadini presenti, ma anche l'opposizione, non hanno mancato di far presente ai rappresentanti della maggioranza che il non aver ricercato soluzioni nei 90 giorni post 31 luglio sembra una mancata assunzione di responsabilità politica. E il pensiero è andato al dissesto del 1993, quando si conosceva l'ammontare della massa passiva: 27 miliardi di lire. Oggi, invece, appare un salto nel buio e, secondo i cittadini, chi è stato eletto per portare trasparenza e onestà non dovrebbe ragionare così.