Una valanga di critiche contro la variante dell'ex dogana, il piano integrato che l'amministrazione comunale vuole approvare per costruire - sulle ceneri dell'ex Freddindustria - palazzine e attività commerciali per 210 mila metri cubi. La rimodulazione (con numeri al ribasso) del progetto concordata dall'assessorato all'Urbanistica con il costruttore (la società Aprilia 2012) continua a non convincere il mondo politico: oltre al "niet" di alcuni pezzi della maggioranza (Unione Civica) e ai dubbi di altre componenti della coalizione (Rete dei Cittadini) si è aggiunta la reazione rabbiosa dell'opposizione, in primo luogo del consigliere Vincenzo La Pegna che intende portare gli atti in Procura.
Ma le contestazioni sulla proposta, che prevede l'abbattimento dei capannoni in disuso per realizzare un mini quartiere per migliaia di abitanti, non si ferma qui: in queste ore è arrivato il "no" di Aprilia in Prima Linea. «L'ennesima colata di cemento prevista in via Enna è la riprova - dice Emanuele Campilongo - che la maggioranza si regge in piedi grazie alle cubature, piuttosto che sui programmi. Abbiamo assistito anno dopo anno alla riduzione della cosiddetta zona F2, ovvero i servizi alla comunità, a beneficio di palazzi». Una posizione simile a quella espressa dal Movimento nazionale per la sovranità, che attacca le scelte della coalizione civica. «Continuano a creare degrado urbano con nuovi palazzi, mentre mancano i servivi. L'assessore Gabriele è sordo - dice Roberto Malvezzi - alle proposte dell'opposizione, mentre la Rete dei Cittadini solo a parole promette la salvaguardia dell'ambiente. Anche la consigliera Ornella Pistolesi, ha dimenticato i valori per i quali è stata eletta».
Ma non sono solo i partiti a scagliarsi contro il piano, che un duro affondo arriva dall'attivista ambientale Daniele Borace. «Tra silenzi strategici, attenzioni su aspetti minori, l'assessore Gabriele lancia preoccupanti diktat per approvare il piano. Peccato che lo stesso assessore - spiega Borace - era contrario nel 2013, a ridosso delle elezioni, rivendicando una mentalità diversa della propria coalizione. Perché questo cambio di rotta? Perché c'è tutta questa voglia di mortificare il territorio? No a varianti secche al Prg, senza una prospettiva di adeguamento delle infrastrutture. Inoltre mi domando perché il Pd rimane in silenzio sulla vicenda».