Le parole le maneggia bene in consiglio e le insegna con rigore in classe Nicoletta Zuliani, docente dell'istituto Manzoni e consigliera comunale del Pd, la democratica più votata nel 2016. Pungolo costante nel fianco di Lbc, ha scelto però di sostenere Coletta come candidato alla presidenza di via Costa. Possibile pedina per la giunta e comunque protagonista nel dialogo intessuto con la civica, è ora invece molto critica sui passaggi avvenuti, tanto da aver già cambiato strada insieme alla segreteria del Pd.
Nicoletta Zuliani, partiamo dalla fine. Recentemente Coletta ha organizzato un incontro con coloro che lo hanno sostenuto alle provinciali invitando anche lei e Forte. Perché avete declinato?

Perché avrebbe aggiunto confusione a un quadro già incerto. Coletta aveva avuto da parte nostra una disponibilità concreta con atti politici rispetto ad un percorso di condivisione delle responsabilità amministrative Questo prevedeva l'eventuale entrata in maggioranza al fine di costruire un fronte che, da qui a tre anni, ci avrebbe visto concretizzare una proposta politica sulla città. Lui non ha dato una risposta a questa nostra disponibilità.

Dunque l'idillio tra la segreteria di Latina e Lbc è già finito?

Non era un idillio, era verificare se c'erano basi comuni su cui lavorare, e mi sembra che le basi ci fossero, perché il nostro elettorato in comune tra Lbc e Pd fa riferimento ad un'area culturale che entrambi possiamo rappresentare. Se l'atto pratico però manca, non si riesce a stabilire un rapporto politico. Da questo punto di vista Coletta non si è messo in gioco, è ancora un personaggio in cerca di autore.

Da quello che dice capisco che è tramontata del tutto l'ipotesi di un passaggio in giunta del Pd, si parlava anche dell'ipotesi di un suo ingresso...

Il sindaco voleva estendere i confini della maggioranza ma senza farlo apertamente, le sue adesioni sono state personali, sia ai partiti politici cui si sta rivolgendo, sia a Zingaretti. Ma la politica oggi, visto il quadro a livello nazionale, regionale e locale, ha un estremo bisogno di chiarezza e coinvolgimento. La tempistica è altrettanto importante, se non si fanno dichiarazioni di intenti chiare e che si concretizzano in atti politici non rappresentiamo dei punti di riferimento dei cittadini.

Coletta è lanciato nell'agone politico, ha aderito a Italia in Comune e si fa vedere con De Magistris, da quello che dice dunque giudica evanescente questi movimenti?

Osservando la ricerca di Coletta di spazi in una politica nazionale, e lo capisco perché chi fa politica cerca un contenitore, noto però che si sta allontanando dai cittadini e dai problemi di Latina. Si avvicina alle alte sfere ma si allontana dalla base rischiando di rimanere solo.

Eppure lei ha votato proprio Coletta alle provinciali, un candidato diverso da quello espresso dal suo partito e tra l'altro criticato in modo serrato dai banchi dell'opposizione. Perché Coletta sindaco non convince sul piano amministrativo e Coletta presidente della provincia poteva essere invece una garanzia?

Perché i temi provinciali sono più complessi e vanno concordati con diversi Comuni, c'era maggiore garanzia di poter lavorare con un indirizzo dato da più fronti e la possibilità di un controllo maggiore sull'operato del sindaco di Latina.

Era più un no all'alleanza con Forza Italia o più un sì alla politica del civismo?

Il nostro sì a Coletta era in coerenza con la decisione presa a livello provinciale e con la linea regionale di coalizzarci con i civici. Ed era, non secondariamente, l'occasione per dire no ad un'alleanza con Forza Italia di Fazzone che mai avremmo potuto accettare per la sua storia e le conseguenze nefaste avute sul territorio. Ho ribadito che non è più tempo di solismi, di alleanze forzate tra leader che poco o nulla hanno rappresentato il territorio.

Eppure le dinamiche degli accordi a tavolino resistono, Fazzone e Moscardelli con la candidatura istituzionale hanno incassato un presidente della provincia.

Resistono perché hanno peso all'interno dei partiti, nel momento in cui la base toglierà il proprio sostegno a questi solisti allora si capirà che la direzione da prendere è diversa, non accordi di ceto politico, ma vera rappresentanza dei cittadini che si ritrovano nei nostri valori. Su questa strada si perdono i voti e si indebolisce la proposta politica.

Che pensa di Carlo Medici, si è complimentata con lui dopo l'elezione?

Certo, e lo stimo come persona, professionista e sindaco, ma in politica il piano personale va sempre distinto, altrimenti non si è mai liberi.

Ha ceduto il testimone della Trasparenza, la commissione che ha tirato fuori dal cassetto iter complessi come quello su cimitero, impianti sportivi, Abc. Eppure è un ruolo svolto tra molto critiche provenienti dai colleghi di Lbc. Perché?

Perché non conoscono la vita amministrativa, la politica e vengono da una gestione associativa e pensano che il Comune si possa gestire come una associazione.


Parliamo anche di voi. Il Pd è un partito che a Latina ha scontato più che negli altri territori le dinamiche divisive di vertice e la logica di ragionare come se il partito fosse un regno feudale su cui mettere bandiere. Avete mai fatto una seria autocritica su questo e sulla perdita di elettori che ne è derivata?

No, l'autocritica non è mai stata fatta in maniera seria: basti pensare che a livello degli organismi provinciali ci si è riuniti fino ad oggi sempre a ridosso di decisioni che però erano state già prese. Questo significa che chi dirige il partito è fermo alle vecchie logiche.

In una recente assemblea lei ha posto il tema del doppio ruolo di Salvatore La Penna, è un tema che solleverete ancora?

Certamente, Salvatore ha fatto promesse che non ha mantenuto, ha dichiarato cose che ha smentito con i fatti. Ad esempio durante la campagna delle regionali disse che avrebbe nominato un coordinamento che potesse gestire la campagna elettorale al suo posto. Nulla di tutto questo e non si è vista una iniziativa provinciale.

Moscardelli non ha incarichi diretti, ma vuole continuare a suggerire la linea alla classe. Da professoressa che voto gli dà?

Diciamo che lui ha svolto un tema che non gli era stato richiesto, è fuori tema e dunque non è valutabile... Fuori dalle battute lui è un esponente autorevole, potrebbe dare molto al partito se solo rivestisse il ruolo con saggezza pensando a tutta la famiglia del Pd e non solo alle persone della sua corrente.

Ora però deve darmi anche un voto per Enrico Forte, consigliere regionale e comunale…

Il voto è ampiamente positivo: Enrico è stato rieletto, è sempre molto incisivo e costruttivo sui temi amministrativi. Il suo ruolo in Regione a mio modo di vedere è un supporto, dà alla maggioranza quello che le manca, la capacità di saper correlare i temi amministrativi in un quadro territorialmente più ampio.

Se si votasse oggi al Comune, crede che gli elettori darebbero fiducia al Pd? Quanto c'è da fare da qui alle comunali?

Certamente darebbero fiducia al Pd, ma sono consapevole che il nostro partito deve rivedere molto del suo operato e molto della sua progettualità, c'è tanto lavoro da fare e io intendo farmene carico insieme agli altri nei prossimi tre anni.