"Io sono come voi, esattamente come voi. Non sono un grande e non sono un eroe". Il senso del fenomeno Matteo Salvini è tutto qui, in queste parole che lui stesso, questa sera, ha pronunciato dal palco ai Giardinetti di Latina. Davanti a lui tremila persone che trepidavano nell'attesa, lo hanno aspettato per ore, assiepati alle spalle, sopra e attorno al monumento ai Caduti. Lui è arrivato al Parco Falcone e Borsellino dopo le 20,30, in ritardo, ma carico come sempre anche se alla fine dirà "sono stanco ma felice, il vostro affetto mi dà la carica". Tanto che poi passa più di un'ora a concedere selfie a tutti, come una e più di una rockstar. 

Io sono come voi è la frase che Salvini pronuncia e con cui conquista definitivamente il pubblico già amico.E' un idolo, non un semplice leader politico. Niente grisaglia da ministro, sul palco sale con la polo della Polizia di Stato, jeans e scarpe da ginnastica. "Lui è così, naturale" dicono quelli dello staff.  «Non sono un grande. Non sono un genio. Sono semplicemente uno come voi. Insieme ad una grande squadra e a dei compagni di viaggio onesti e capaci (il M5S, ndr.) abbiamo riportato al governo la normalità. Abbiamo portato nelle istituzioni persone che non sono serve di nessuno». E da qui il boato.
«Ma faremo anche degli errori, fidatevi», prosegue Salvini, mentre elenca i cinque mesi di governo, spaziando dall'ormai conosciuta questione degli sbarchi passando a quella della criminalità e della necessità di sostenere maggiormente le forze dell'ordine, senza dimenticare le pensioni.
«Finiremo i cinque anni di Governo lasciando i conti in ordine, ma smettendo di distruggere il Paese come ha fatto la sinistra per troppi anni - ha proseguito Salvini - E lo faremo piano piano, perché nessuno può fare dei miracoli. Lo sapevate quando ci avevate eletto. Così come sapete che io, quando prendo un impegno, e chiedo a voi la fiducia, vado fino in fondo. E non esistono "no" che tengano. Niente e nessuno può fermarci».
Il ministro Salvini è riuscito, in poco meno di mezz'ora, non solo a raccontare i suoi cinque mesi di governo (dal suo punto di vista, s'intende) ma ha trovato il tempo anche di lanciare più di qualche frecciatina.
Lo ha fatto in primis nei confronti del sindaco Damiano Coletta, che ha inserito nella cerchia di «qualche rosicone che perde tempo a cambiare i nomi ai parchi», facendo riferimento al comunicato con cui il primo cittadino lamentava della cancellazione dell'incontro tra i due soltanto all'ultimo momento. Così come attacca l'ex presidente della Camera Laura Boldrini, che si «riempie la bocca dicendo di difendere le donne e non facendo altro che lottare per le parole assessora, consigliera, presidentessa».