Forza Italia rialza la testa con un'assemblea nazionale che riempie il palazzo dei Congressi di Roma e con un Silvio Berlusconi in gran spolvero. Un evento che prova a rimettere ordine nelle gerarchie del centrodestra, col Cavaliere che vuole riproporre il suo partito come strategico per le vittorie della coalizione. Un modo per arginare lo strapotere di Salvini e della Lega. Per dirigenti e militanti azzurri un richiamo alla riscossa già dalle imminenti elezioni Europee. Un appuntamento che per i forzisti della provincia di Latina avrà una motivazione in più: infatti nella lista degli aspiranti deputati Europei ci sarà anche il sindaco di Fondi Salvatore De Meo. La conferma sarebbe arrivata proprio ieri a margine dell'appuntamento romano a cui ha preso parte anche il primo cittadino di Fondi.
Il gruppo pontino, guidato da Claudio Fazzone, è stato tra i protagonisti della giornata. I dubbi che nelle scorse settimane sono stati sollevati proprio dal senatore Fazzone, ossia quelli di un partito che ha l'obbligo di risollevarsi per non morire, sono stati in parte ripresi dall'intervento più applaudito dalla platea, quello dell'onorevole Mara Carfagna. La quale ha anche risposto in qualche modo a chi, seppur assente, ha criticato l'evento (come Giovanni Toti). E poi ha fatto capire che il piano per togliere adesioni a Forza Italia è naufragato: «Alle ultime regionali è stato confermato un dato politico, prima ancora che numerico: il Paese non vuole consegnarsi alle destra sovranista. Non c'è spazio in questo paese per un governo sovranista senza il contrappeso moderato di Forza Italia. È fallito il disegno di svuotarci. Non siamo alla deriva: è il tempo del coraggio di affrontare sfide enormi, di gestire alleati riottosi e a volte provocatori».
Ovvio però che l'attenzione di tutti era rivolta a Silvio Berlusconi. Il fondatore non ha deluso le attese. «Guardando indietro alle cose fatte non avevo rimorsi ma mi attribuivo una sola colpa: quella di non essere riuscito a convincere il 51% degli italiani a darci il voto. Adesso con la vecchiaia sono diventato più saggio, forse sono più moderato, ma posso dire con franchezza che non è stata colpa mia o colpa nostra, ma degli italiani che non hanno capito nulla, quegli italiani che non ci hanno dato il voto e che ancora oggi non stanno capendo nulla dei propri interessi e dei rischi a cui espongono la propria famiglia e il Paese dando il voto a forze politiche che non hanno nulla a che vedere con la democrazia». Qui, però, è stata necessaria una precisazione, tra gli applausi. «Mi riferisco ai 5 Stelle, che si dichiarano dei comunisti da strada a differenza dei comunisti da salotto del Pd».