Percorrenze inadeguate, criticità sui turni dei lavoratori oltre che sul contratto, fatiscenza del deposito, servizi igienici inadeguati alle Autolinee. E ancora, paline catapultate dagli anni Settanta e ancora targate Atral, un numero verde perennemente in attivazione (e mai avviato da 18 mesi), ma soprattutto corse che saltano quotidianamente sovente sui tragitti caldi e più frequentati, quello tra la stazione ferroviaria e il centro e quelli verso borghi e quartieri Q4 e Q5. E' la fotografia scattata in questi mesi grazie alle proteste dei sindacati del trasporto pubblico locale e alle lamentele dei cittadini che si trovano a vivere ancora disservizi nonostante un gestore nuovo di zecca arrivato 18 mesi fa. Su questa situazione interviene ora anche il Partito Democratico, spesso vicino all'amministrazione Coletta in questi mesi nel tentativo di un accordo che non è andato in porto.

«Sarebbe ora che il Comune smettesse di difendere CSC e cominciasse a difendere i cittadini che non riescono a fidarsi del trasporto pubblico di Latina». A dirlo è il consigliere comunale e capogruppo del Pd Nicoletta Zuliani. «Con questo stato di cose - spiega Zuliani - è veramente difficile difendere il cosiddetto riequilibrio dei costi messo in atto qualche settimana fa con il cambio di costo dei biglietti. Questa operazione doveva invogliare a fare più abbonamenti e a fidelizzare i passeggeri, ma con lo stato di cose attuale è molto difficile giustificarla». L'amministrazione con delibera di giunta ha infatti approvato la rimodulazione delle tariffe entrata in vigore dall'1 gennaio 2020. Il biglietto di corsa semplice è così lievitato del 50%, passando da 80 centesimi a 1,20 euro, quello da 100 minuti più del 16%, passando da 1,20 a 1,40 mentre quello a bordo è passato da 1,50 euro a 2,30 aumentando del 53%.

«Qualunque sia la causa del disservizio - spiega il consigliere dem - il Comune ha il dovere di ricorrere a tutti i mezzi necessari perché i passeggeri ottengano quanto stabilito nel contratto. I cittadini, che sono la parte in causa più importante e in questo caso la parte lesa, non possono più avere un servizio reso a metà». Una richiesta di tutela dei cittadini necessaria anche a giudicare dalle lamentele che arrivano proprio da chi frequenta i mezzi pubblici ogni giorno.

«Come è possibile che pur avendo assegnato ai privati un trasporto pubblico - scrive un utente - si debba viaggiare nell'incertezza di un servizio totalmente inefficiente ed incapace di fronte a pendolari che hanno solo la colpa di andare a lavorare fuori sede? Possibile che è una settimana o forse più che il disagio di un servizio pubblico debba essere giornaliero e perenne? Sembra di stare agli anni ‘70. Da allora non è cambiato niente se non solo il costo dell'abbonamento».