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Il fatto

Stupro sull'isola, arrestato dopo 40 giorni

Domiciliari per Manuel Lovecchio, il trentenne che il 7 luglio ha costretto una sedicenne ad avere un rapporto sessuale

Stupro sull'isola, arrestato dopo 40 giorni

E’ stato arrestato ieri mattina Manuel Dani Lovecchio, il trentenne che il 7 luglio scorso ha violentato una sedicenne rumena rimasta a casa da sola mentre i genitori erano andati a lavorare. Secondo l’ordinanza di custodia cautelare, firmata lunedì dal giudice dell’indagine preliminare Domenico Di Croce, sono stati raccolti elementi sufficienti a dimostrare la responsabilità del giovane circa il fatto che la ragazza fu costretta contro la sua volontà a subire un atto di violenza sessuale tra le 19 e le 19.18 di quella domenica di luglio.

E’ quanto denunciato nell’immediatezza dei fatti dalla giovanissima vittima e che fu confermato sin dalle prime ore successive dalle indagini dei carabinieri di Ponza, con il coordinamento della sezione operativa di Formia. Come si sa quando è avvenuta la violenza non c’era nessuno in casa con la vittima, né nell’appartamento adiacente, dove oltre a Manuel Lovecchio fino a quel giorno abitavano anche la compagna dell’indagato e altre due persone. Queste ultime sono state sentite a sommarie informazioni e hanno confermato di essere andate via prima delle 19. All’esito di quanto raccolto, refertato e riferito alla Procura di Cassino il gip ha emesso la misura cautelare degli arresti domiciliari e applicazione del braccialetto elettronico in quanto il giudice, su conforme richiesta del sostituto procuratore Chiara Fioranelli, ha ritenuto che vi fosse il pericolo concreto e attuale che l’indagato potesse reiterare reati analoghi, in pratica altre violenze. Come si sa, Manuel Dani Lovecchio dopo i fatti era stato allontanato da Ponza con foglio di via e divieto di farvi ritorno per i successivi tre anni.

Nell’ordinanza del gip Di Croce assume particolare rilevanza la prova madre di questa indagine, ossia l’incidente probatorio del 2 agosto, quando Ana, la vittima, è stata sentita dal gip di Cassino ed ha fornito una ricostruzione lucida e precisa dei fatti. La ragazzina ha infatti dichiarato che «il 7 luglio 2024, alle 19 circa, mentre stendeva dei panni sulla terrazza di pertinenza sia della sua abitazione che di quella in cui alloggiava l’indagato, aveva notato che quest’ultimo, assieme ad un altro ragazzo, teneva in mano un bicchiere e una bottiglia di una bevanda presumibilmente alcolica». Una volta stesi i panni Ana è risalita in casa per prelevare dei rifiuti e portarli nel contenitore pubblico esterno e, mentre rientrava, aveva notato che l’indagato era ancora sul terrazzo ma da solo e appena lei si è avvicinata per entrare nell’abitazione lui l’ha presa per un polso trascinandola. Lei ha gridato «fermati, lasciami in pace, non voglio» e in un primo momento era anche riuscita a divincolarsi ma è stata nuovamente raggiunta, presa per entrambi i polsi e costretta a subire la violenza. Davanti al gip Ana ha detto di essere stata spinta sul letto mentre continuava a gridare.

A interrompere la violenza è stata una chiamata giunta sul telefono di lui, che infatti si è alzato per rispondere. Ciò ha consentito alla giovane di fuggire all’interno della propria abitazione e di chiudere la porta a chiave mentre l’aggressore gridava sul terrazzo. Ana ha anche riferito che l’uomo era in stato di ubriachezza, «anche se non totale». Un elemento rilevante dell’indagine sono le dichiarazioni rese dai tre coinquilini di Lovecchio, tra cui la precedente fidanzata. Tutti hanno riferito che dalle 19 l’uomo era rimasto da solo in casa e ciò coincide con quanto riferito dalla vittima. E, per altro verso, la madre della ragazzina, il compagno di questa e una collega di lavoro hanno riferito ai carabinieri dello stato di paura e prostrazione in cui avevano trovato Ana dopo che lei li aveva chiamati riferendo dell’accaduto.

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