La rubrica
28.06.2025 - 18:30
Ho detto no, e significa solamente no
Quante volte abbiamo detto “sì” solo per non litigare? O, peggio, un “forse” quando in realtà volevamo dire “no”? Saper dire “no” è una delle abilità comunicative più utili nella vita quotidiana – e anche una delle più difficili.
Dire no non vuol dire essere scortesi. Vuol dire far valere il proprio tempo, i propri limiti, le proprie priorità. Si può dire con fermezza, con empatia, ma sempre con chiarezza.
In questo articolo esploriamo 5 modi per dire “no” senza sensi di colpa, con rispetto per sé stessi e per gli altri.
Dire no con chiarezza e rispetto è il modo migliore per farsi capire senza creare tensioni. Immagina che un collega ti chieda l’ennesimo favore all’ultimo minuto. Invece di borbottare un “vediamo”, “ci provo” e poi stressarti per riuscire a farlo, potresti dire: “Mi spiace, ma oggi non riesco proprio. Ho già preso altri impegni.”
Se vuoi un consiglio, cerca di dimostrare che il tuo non è un no a priori, ma prima chiedi qualche dettaglio sul tipo di favore che ti viene chiesto (non sul tempo richiesto, perché sarà sempre inevitabilmente “al massimo 5 minuti”).
L’importante è dimostrare che hai valutato prima di decidere, e poi ha deciso in maniera irrevocabile. No, chiaro, rispettoso, senza bisogno di scuse o sensi di colpa, che ti si leggeranno in volto e spingeranno il tuo collega a insistere.
Un amico ti propone qualcosa a cui tieni, ma in un momento in cui non puoi davvero accettare. Uscire assieme, andare al mare, a ballare, ma tu non puoi far tardi perchè domani ti devi svegliare alle 5, o perchè hai un esame all’università.
“Capisco che ci tieni e mi fa piacere che tu abbia pensato a me. Ma devo dirti di no, perché non riuscirei a dedicargli l’attenzione che merita. Passerei il tempo pensando che non dovrei essere lì.”
In questo modo dici no, ma con cura. E questo spesso rafforza il rapporto, invece di danneggiarlo.
A volte, invece, serve essere più fermi.
Quando qualcuno insiste, quando non ascolta il tuo rifiuto, è importante ribadire con decisione: “Ti ho già detto di no. Mi dispiace, ma non cambio idea.”
Non serve alzare la voce. Basta mantenere il tono deciso e coerente con le parole. Prova a metterti nei suoi panni, sia esso il venditore di calzini che incontri al parcheggio o il 132’ operatore del call center: sono tutte persone che passano la giornata ad insistere per un sì, ma non vogliono passare la giornata ad insistere con chi appare fermo come una roccia. Appena capiranno che è un no deciso, passeranno al prossimo. Il parcheggio è pieno di persone, e la lista di numeri da chiamare è infinita.
Saper dire no è un modo per dire sì a sé stessi. E’ un modo per prendere posizione, per dimostrare che siamo in grado di fare una scelta in maniera ferma e consapevole, senza senso di colpa, senza che sia frutto del nervosismo o dell’esasperazione, ma semplicemente l’espressione di noi stessi, della nostra capacità di prendere una decisione. Non dobbiamo mai dimenticare che ogni sì detto controvoglia è un no detto a noi stessi.
Da ultimo ci sono i no che fanno bene agli altri, i no che spesso dobbiamo dire ad un figlio, troppo spesso abituato ad essere cullato dai sì, e quindi incapaci di scegliere o di definire priorità e progetti, i no che possiamo dire ad un amico che ci chiede un parere, anzi, spesso un avallo ad una scelta che non è la migliore. Questi sono “no” che ci costerebbe molto poco trasformare in “sì”, ma che non ci consentirebbero di essere né buoni amici, né bravi genitori.
Hai avuto esperienze in cui ti è costato dire no? O magari situazioni in cui avresti voluto dirlo, ma non ci sei riuscito? Scrivimi a d.bersanetti@gmail.com e raccontamelo: potremmo ripartire da lì per il prossimo articolo. Che, ve lo anticipo fin da ora, si occuperà del gemello diverso del “no”, il “sì”. Alla prossima!
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