07.05.2024 - 09:40
Il professore Francesco Versaci e il professore Sebastiano Sciarretta
Sinergia tra pubblico e privato, spesso se ne sente parlare in materia di sanità, per mettere in evidenza l’importanza di una collaborazione idonea a garantire il miglioramento dell’offerta a favore dell’utenza. Di recente, soltanto per ricordare l’ultimo argomento trattato, abbiamo accolto con soddisfazione la delibera regionale che garantirà all’ospedale Goretti di avere a disposizione oltre 120 posti letto in più, messi a disposizione dalla varie strutture private per eccellenza.
E proprio a livello di collaborazione tra pubblico e privato, assume un aspetto di assoluta rilevanza quella instaurata in ambito cardiologico, tra Asl Latina e gruppo Giomi, che nello specifico riguarda l’ospedale Santa Maria Goretti e l’Istituto Icot, per l’esecuzione delle procedure di cardiologia interventistica. Tutto sancito in una delibera, che ha reso operativo, intensificandolo, un sistema già esistente da tempo, perfezionandolo fino ad arrivare alla realizzazione di una sinergia in ambito cardiologico che lavora per la cittadinanza. Lo scopo della collaborazione è quello di definire il percorso clinico dei pazienti trasferiti dal Pronto Soccorso dell’ospedale Santa Maria Goretti presso il reparto di cardiologia Utic dell’Icot.
«Questa collaborazione - ha sottolineato il direttore sanitario della Asl Sergio Parrocchia - si inserisce a pieno titolo nel più ampio programma di integrazione tra pubblico e privato accreditato che la Regione Lazio ha promosso nell’ultimo anno e che riguarda sia il sostegno dell’affollamento del Pronto Soccorso, con attivazione progressiva di numerosi posti letti per acuti e territoriali, sia la messa a sistema delle prestazioni specialistiche ambulatoriali nel Recup».
Tra i firmatari della “delibera di collaborazione” ci sono naturalmente i diretti interessati: il professor Francesco Versaci, direttore Uoc Utic, Emodinamica e cardiologia del Santa Maria Goretti e il professor Sebastiano Sciarretta, direttore Uoc Utic/Cardiologia Universitaria, Polo Pontino della Università Sapienza di Roma. Li abbiamo incontrati entrambi, insieme, per farci spiegare in maniera dettagliata in cosa consiste il «progetto collaborativo» e quanto è importante per la nostra provincia. I professionisti hanno evidenziato come si tratti di qualcosa che già esisteva, formalizzata e ampliata di recente con un atto deliberativo, all’insegna della volontà dei due gruppi di collaborare e fare rete.
«L’ospedale Goretti è il punto di riferimento di un territorio molto vasto e per forza di cose si genera un sovraccarico del peso e delle difficoltà di gestire tutti i pazienti, a livello pratico, e il ricovero dei pazienti trasferiti dal Goretti all’Icot è praticato da anni, con un’intensificazione nell’epoca della pandemia – hanno dichiarato Versaci e Sciarretta – La svolta di cui parliamo adesso consiste nell’aumento dell’attività di ricovero dei pazienti con patologie cardiovascolari, che non necessitano di un trattamento coronarico nell’immediato o comunque nell’arco delle 24 ore, e quindi pazienti con patologie che possono essere gestiti nel reparto di degenza o con un monitoraggio nella terapia intensiva dell’Icot».
Nello specifico: i pazienti con patologie cardiologiche in attesa al Pronto Soccorso del Goretti (per i quali non c’è la disponibilità di un letto nel reparto) sono trasferiti in ambulanza all’Icot, e lì vengono ricoverati; nel caso in cui il paziente ha la necessità di un’indagine coronografica, torna al Santa Maria Goretti per sottoporsi all’esame e poi, viene di nuovo trasferito all’Icot per continuare la sua degenza. L’Icot, in tutti questi casi, corrisponde alla Asl la tariffa per coprire la prestazione. Questa procedura ha un nome: Back Transfer. Non viene applicata quando ci si trova davanti ad una serie di condizioni che impediscano il ritorno del paziente all’Icot dopo la procedura, peraltro ben descritte nella delibera, ovvero complicanze procedurali, procedure complesse o peggioramento delle condizioni cliniche che rendano il paziente non più trasportabile. In questi casi il ricovero continua sempre e comunque all’ospedale Goretti. La delibera firmata dalle due aziende ha formalizzato - come detto - un’organizzazione procedurale che è sempre esistita, alla quale però mancava un ordine. Un ordine necessario per mettere in piedi la giusta programmazione.
«Il documento deliberativo rappresenta una pietra miliare – hanno sottolineato Francesco Versaci e Sebastiano Sciarretta – perché disciplina la gestione dei pazienti che viene descritta esattamente in tutte le fasi della procedura, sia per come viene formalizzato il trasferimento sia per come deve essere gestita la profilassi antibiotica, elencando tutti i casi peculiari in cui il paziente non deve essere portato all’Icot, ma deve invece essere curato al Santa Maria Goretti».
Il risultato comune e fondamentale, in sunto, è preciso: aumentare l’offerta di cure cardiologiche, in modo da permettere a tutta l’utenza della provincia di potersi curare nelle strutture del territorio, senza doversi recare altrove ed evitare il sovraffollamento in PS estremamente gravoso per l’ospedale e per i pazienti. Anche perché, in questi casi, perdere tempo prezioso potrebbe diventare fatale. Per la cura dell’infarto e delle patologie cardiologiche (in generale) il Santa Maria Goretti rappresenta un’eccellenza italiana (non lo diciamo noi, ma lo evidenziano i numeri) e l’evoluzione dell’intera struttura cardiologica universitaria dell’Icot, ormai, ha raggiunto livelli altissimi: la rete ospedaliera del territorio non ha nulla da invidiare al resto del Paese.
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