Inseguire la paternità come un sogno impossibile, o almeno come l'impresa più difficile mai avviata. E' la storia di Mauro,un professionista quarantenne di Latina, che da quattro anni lotta per ottenere il riconoscimento della paternità del bambino avuto dopo una relazione con una ragazza di diciotto anni che alla nascita del piccolo gli ha, di fatto, impedito di procedere al riconoscimento. "Già in ospedale avevo chiesto di poter dichiarare la paternità ma lei mi disse che il bambino era di un altro, il suo ex ragazzo. - racconta Mauro - Io non ci ho creduto, sapevo che quel bambino era mio ma non ho avviato subito la domanda al Tribunale perché pensavo di poter risolvere per via transattiva. Invece sia la madre del bambino che la famiglia di lei, pur non negandomi di vedere mio figlio, mi hanno chiesto e poi imposto con minacce di non effettuare il riconoscimento. Io chiedevo e chiedo solo di essere padre". Sul piano procedurale è finita con una causa in Tribunale a Latina in quello che è il primo caso di richiesta di riconoscimento della paternità cui si oppone la mamma del bambino e che viene accertato tramite l'esame del dna. L'esito delle analisi ha confermato il legame familiare e adesso si è in attesa del provvedimento che riconosce la paternità e accoglie gli obblighi di assistenza nonché il diritto di visita, che tradotto sarebbe la possibilità che padre e figlio si incontrino regolarmente. Sembra un risultato scontato, semplice conseguenza di un iter giudiziario e invece la lentezza della giustizia sta trasformando questa buona causa sentimentale in una nuova sconfitta. "Il giudice estensore della sentenza è stato trasferito dal Tribunale di Latina ad altra sede - dice l'avvocato Francesca Giuffrida, che assiste Mauro - e ora non sappiamo quando questo provvedimento ci sarà notificato. E senza quell'atto non possiamo far valere la potestà gentoriale, quindi padre e figlio non si possono incontrare, stare insieme, andare a scuola, in vacanza". Insomma un rapporto in modalità "attesa". Il piccolo ha cinque anni e l'ultimo incontro col padre risale a un anno e mezzo fa. Perché si avvii un percorso di incontri è necessaria comunque, a questo punto, l'assistenza di uno psicologo che potrà essere chiamato da Mauro solo dopo che la sentenza del giudice gli sarà notificata e dopo che la stessa sarà valutata dal Tribunale per i minori di Roma al fine di stabilire quando e come padre e figlio potranno vedersi. Ecco perché la giustizia più lenta in questo procedimento non ha nessun valore in termini di effetti economici (come accade per migliaia di altri fascicoli) ma ha conseguenze sentimentali molto più gravi.
La storia di Mauro, che per diventare padre deve rivolgersi al Trubunale
Latina - Una lunga causa per il riconoscimento della potestà genitoriale e intanto da un anno e mezzo non vede il figlio