Il business che ha scandalizzato per mesi e mesi gli anti-migranti esiste davvero. Sì, tutto vero: l'accoglienza dei richiedenti asilo era un po' un'azienda. Che adesso sta andando in crisi.
Ma anche a voler criticare davvero ogni cosa della politica sull'immigrazione praticata fino a qualche mese fa bisogna fare necessariamente qualche conto.
Il bando in essere sull'accoglienza e che ha validità triennale costa circa 28 milioni di euro e ha una capacità di assistenza, globalmente intesa, per circa 3000 unità. In questo piccolo mondo che è un po' la 34esima città della provincia di Latina lavorano, cifra più cifra meno, 600 persone, alcuni sono soci e lavoratori delle coop affidatarie, altri sono consulenti.
Alla prima fascia appartengono figure di livello medio che si occupano di cucina, pulizie, trasporto degli ospiti, custodia, mentre nella seconda fascia sono inseriti i consulenti, ossia psicologi, insegnanti di lingua italiana e nozioni di diritto, medici, infermieri, assistenti sociali.
Poi c'è l'indotto, composto dai fornitori di beni e servizi, in quest'ultima voce ci sono commercialisti e avvocati.
Nell'arco di sei mesi si calcola che il 70% di queste figure professionali resterà disoccupato.
Tutti i lavoratori con contratto da dipendente potranno accedere alla disoccupazione.
Quindi a fronte di un problema (sollevato dai sindaci e dai Presidenti di Regione) di ordine pubblico e sociale creato dalla fine delle coperture umanitarie e di assistenza, si avrà, su altro versante una nuova sacca di disoccupati.
Per avere un'idea di cosa accade quando chiude un centro di accoglienza straordinaria di dimensioni medie basta fare riferimento a quanto accaduto dopo l'inchiesta sulle coop di Fondi dove i lavoratori risultati aventi diritto all'assegno di disoccupazione sono circa settanta.
Il risvolto occupazionale della decurtazione dell'accoglienza dei migranti è uno di quegli argomenti scomodi che circolano da mesi tra le associazioni che si occupano di questo specifico segmento sociale, ma che è stato finora associato alla parola business. In altri termini nel contributo di trentacinque euro al giorno per il servizio di accoglienza erano, appunto, inclusi servizi destinati all'integrazione (tipo l'insegnamento delle nozioni base della lingua italiana) ed era esattamente quello il segmento che dava lavoro a centinaia di persone che negli anni non solo hanno contribuito a favorire l'inserimento di moltissimi migranti, li hanno aiutati nella presentazione delle domande di asilo e nei colloqui, ma hanno messo in piedi un circuito di figure professionali formate per questo tipo di assistenza.
Che adesso, per legge, gradualmente resteranno senza lavoro e, per il periodo previsto dall'ordinamento, andranno ad unirsi alla lunga schiera di disoccupati con livello di formazione medio alta.