«Latina è un territorio difficile». La frase celeberrima e applicata a più aspetti della vita economica e sociale di questa provincia ritorna, periodicamente, subdola e piena di sfumature. Se ne è parlato ancora una volta al congresso di Magistratura Democratica, partito dal tempio sikh di Borgo Hermada per dare più forza al messaggio di legalità che l'appuntamento sottendeva, essendo quello il cuore dello sfruttamento dei lavoratori agricoli. E così da quell'incontro Emilio Santoro, ordinario di filosofia del diritto presso il Dipartimento di Scienze Giuridiche dell'Università di Firenze e membro dell'Associazione «Abuondiritto» ha richiamato l'attenzione sulle difficoltà che ancora si incontrano a Latina nell'applicare l'articolo 18 previsto per i reati della tratta di essere umani (soprattutto giovani prostitute), che prevede la concessione di uno speciale permesso di soggiorno.
Analogie
Equiparare i casi di sfruttamento dei braccianti a quelli di sfruttamento di giovani donne potrebbe consentire di rilasciare permessi di soggiorno a persone che, altrimenti, non hanno quasi nessuna possibilità di ribellarsi e se lo fanno ciò non comporta nessun vantaggio effettivo. Di qui l'invito del docente alla Procura di Latina a cercare di attuare questa norma, che comunque passa prima dalla contestazione del reato da parte delle forze dell'ordine.
Il contesto
L'affermazione del docente universitario cade dentro un contesto dove finora c'è stato un solo caso di riconoscimento del permesso di soggiorno ma per motivi di giustizia e nel quale le solo vertenze sindacali per il riconoscimento dei diritti previsti nel contratto di categoria sono oltre duecento. Applicare l'articolo 18 della legge sulla tratta alle centinaia di braccianti sfruttati, come indicato al convegno, significherebbe riconoscere loro una condizione di trattamento disumano, cosa che effettivamente avviene per tutti quelli che sono costretti a vivere dentro baracche di lamiera e a drogarsi per lavorare. Ma questo comporterebbe, a sua volta, un capovolgimento di fronte nel momento esatto in cui si sta mettendo in atto una stretta sui permessi di soggiorno. Eppure dal congresso di MD non è arrivato un semplice commento ma un invito, diretto alla Procura e alla Questura perché la valutazione sul fenomeno del caporalato in provincia di Latina.
Diritti e no
Non più «solo» sfruttamento e negazione dei diritti sindacali ma un sistema che riduce gli esseri umani in chiavi. Perché qui e non altrove? Perché, appunto, è un «luogo difficile».
Ma soprattutto perché anche le molte azioni di contrasto messe in campo negli ultimi due anni non hanno (per adesso) attutito il fenomeno dei caporali né migliorato le condizioni di vita e di lavoro di circa diecimila persone che ogni giorno sono impiegate nella coltivazione e nella raccolta di ortofrutta in tutta la provincia di Latina.
La sola legge di contrasto al caporalato, vigente ormai da due anni, non è bastata a cambiare le loro biografie.