Cerca

Appuntamenti

Gabriella Marano: "Femminicidi e quei segnali da non ignorare"

La criminologa e psicologa forense Gabriella Marano analizza le radici della violenza di genere e spiega come riconoscere i segnali che possono salvare una vita

Gabriella Marano: "Femminicidi e quei segnali da non ignorare"
«Prevenire. È l’unico modo per fermare i femminicidi». Gabriella Marano è psicologa, criminologa e consulente in diversi casi giudiziari. Da anni si occupa di violenza di genere, analizzando le dinamiche psicologiche e criminologiche che portano a episodi drammatici come i femminicidi. E se lei dice che la prevenzione, soprattutto culturale,è fondamentale, bisogna crederle. L’abbiamo incontrata al Latina Comics&Games e parlato con lei dei principali casi di cronaca nera degli ultimi anni ma anche di bullismo, dei segnali che non vanno sottovalutati per capire se un bambino ne è vittima. Consulente in molti processi di richiamo mediatico, dal femminicidio di Giulia Cecchettin fino alla strage di Cisterna di Latina, Marano è tra le principali esperte di psicologia forense e criminologia che ci sono oggi in Italia.
 
«Quando parliamo di femminicidio, o più in generale di questi delitti efferati, occorre distinguere tra natura e cultura. L’aspetto culturale riguarda il contesto sociale in cui viviamo, impregnato di modelli patriarcali, mentre quello naturale rimanda alla personalità disturbata di certi soggetti. E queste personalità si strutturano nella famiglia, che è l’ambiente decisivo per lo sviluppo identitario. Scavare nel passato serve a comprendere le radici di tali disturbi». Filippo Turetta e Alessandro Impagnatiello, ad esempio, sono due assassini accomunati da un problema legato alla psiche. «Spesso sottovalutiamo i problemi legati al narcisismo o le varie psicosi che possono interessare chi commette un crimine. Non vuol dire però che siano incapaci di intendere o volere. Turetta e Impagnatiello avevano entrambi dei problemi ma erano consapevoli di ciò che stavano facendo».
Il caso Cecchettin, di cui è stata consulente per la difesa, ha sconvolto l’Italia. Forse per la natura dell’assassino. Su questo Gabriella Marano ha una chiave di lettura chiarissima: «Il femminicidio di Giulia Cecchettin ne è un esempio: la linea di confine tra normalità e dramma era sottilissima. Dobbiamo imparare a leggere i segnali invisibili che pure ci sono. Spesso gli autori sembrano persone normali, criptiche, introverse, come Filippo Turetta. Diversi invece sono i soggetti con aggressività manifesta, già fuori controllo. Non dimentichiamo che molti di questi individui sono manipolativi, capaci di influenzare anche chi li giudica».

 Spesso però le donne non denunciano. Lo dimostra il recente caso di Pamela Genini, uccisa a Milano dal compagno. Aveva subito violenze, erano anche state registrate ma lei in realtà non aveva fatto seguire alcuna denuncia contro di lui. «I motivi per cui le donne non denunciano sono molteplici. C’è la cosiddetta “impotenza appresa”: provano a liberarsi dal controllo ma falliscono, perché spesso l’aggressore le isola dai punti di riferimento. Poi c’è la mancanza di autonomia economica: il 37% delle donne italiane non ha un conto corrente, il 40% non dispone di indipendenza finanziaria. A questo si aggiunge la sfiducia: molte hanno denunciato e sono state lasciate sole, talvolta uccise. La verità è che viviamo ancora in una “cultura dell’emergenza”, dove si mettono toppe ma l’obiettivo di una reale tutela è lontano. Il caso Genini è ancora più particolare. Tra l’altro tanti amici hanno raccontato di sapere che lei subiva violenza ma anche loro non hanno sentito il dovere di denunciare. Questo anche è preoccupante». 
 Infine, il bullismo. Quali segnali vanno tenuti d’occhio? «Il bullismo è sempre una prepotenza, ma perché una determinata prepotenza possa essere qualificata bullismo, è necessario che si verifichino tre caratteristiche fondamentali: deve essere sistematica, dunque reiterata nel tempo, deve basarsi su un’asimmetria di potere, e deve essere intenzionale, ossia il comportamento aggressivo deve essere messo in atto consapevolmente, volontariamente». 

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione