Cerca

L'intervento

L'unione tra il Filosi e il Bianchini diventa un caso, Palmacci: "No all'accorpamento"

Il referente di Azione contro la decisione della Regione Lazio di unire i due plessi

L'unione tra il Filosi e il Bianchini diventa un caso, Palmacci: "No all'accorpamento"

La Regione Lazio ha recentemente preso una decisione sull’accorpamento degli istituti scolastici di Terracina, nello specifico l’Istituto Professionale Statale Alessandro Filosi e l’Istituto Tecnico Statale Arturo Bianchini. Una scelta che ha suscitato molte polemiche e che è stata definita, da più parti, molto controversa. Di certo non vede d’accordo Arcangelo Palmacci, il presidente provinciale e segretario a Terracina di Azione che parla di «una nuova tegola sulla città» e di un’Amministrazione comunale che «ancora una volta manca il colpo, “lisciando la palla”, per usare un gergo calcistico».
Secondo il referente di Azione, dopo che per mesi la stessa Amministrazione comunale aveva garantito, anche sulla base di un presunto impegno da essa prodotto, il mantenimento della vigente rete scolastica anche per l’anno 2025-2026, «viene smentita dalla Regione che, ignorando la posizione del Comune, ha deciso di accorpare Filosi e Bianchini. Insomma - sottolinea Palmacci - la Regione, in nome di una presunta razionalizzazione e ottimizzazione delle risorse, con questa decisione contribuisce alla diluizione della identità scolastica e a una generalizzazione che appiattisce la peculiarità formativa che erano invece il punto di forza dei due istituti. Perché le scuole non dovrebbero essere considerate luoghi dove si impartisce solo istruzione, ma comunità educative e punto di coesione sociale che rispecchiano la storia, le tradizioni, le vocazioni e le esigenze del territorio».
Nello specifico l’accorpamento, per Palmacci, avrebbe degli effetti negativi «da un lato sulla qualità dell’insegnamento con la creazione di classi sovraffollate con oltre 1200 studenti, e dall’altro con una possibile riduzione del personale scolastico addetto». Qui il referente del partito di Calenda fa due riflessioni su tutte: sul piano fattuale e sul piano politico. «Sul piano fattuale, questa decisione ragionieristica, miope e di corto respiro della Regione, che peraltro sembrerebbe non risponda neanche alle stesse linee guida regionali, appare illegittima, ingiusta e avrebbe un impatto negativo sulla città ledendo l’interesse della collettività terracinese e rischierebbe di compromettere il diritto all’istruzione. Sul piano politico la stessa decisione - osserva Palmacci - evidenzia ancora una volta che l’Amministrazione comunale non ha una interlocuzione positiva con la Regione, anzi, sembrerebbe che non venga proprio ascoltata da quest’ultima. E il cittadino ha sempre più la sgradevole sensazione di un’Amministrazione che naviga nell’improvvisazione e nell’inconcludenza anche su questioni così importanti per la qualità e stabilità dell’offerta formativa».
Il futuro? Palmacci si domanda quali iniziative il Comune abbia in agenda per contestare tale decisione. «Forse impegnando l’assessore regionale all’istruzione eletto in provincia di Latina? I consiglieri regionali eletti nel territorio pontino? A proposito, perché l’onorevole Tiero ha considerato “ingiusto e inopportuno” l’accorpamento degli istituti scolastici di Minturno, Castelforte e San Cosma e Damiano? In quel caso non si è proceduto e si è lasciato tutto invariato, mentre a Terracina la questione è aperta. Forse ai suoi occhi i voti ottenuti qui sono di “un Dio minore”? In ultima analisi - conclude Palmacci - bisognerà impugnare al TAR gli atti del dimensionamento scolastico su Terracina per chiederne l’annullamento? Per il momento non è dato sapere».

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione