Il caso
22.07.2025 - 15:15
Hanno incrociato le braccia in oltre 150, arrivati da ogni parte della provincia di Latina e dall’area romana, riuniti davanti al punto vendita Orizzonte di Terracina per due giornate di sciopero che hanno segnato una svolta nella vertenza aperta con l’azienda. A promuovere la mobilitazione è stata la Uiltucs Latina, con la partecipazione dei vertici sindacali regionali e nazionali: il segretario nazionale Gennaro Strazzullo e quello regionale Alessandro Contucci. Un’adesione alta, nonostante la pressione della proprietà che, poche ore prima dello sciopero, ha tentato un’ultima mossa per evitare la protesta: una proposta di conciliazione da 250 euro per ogni anno di lavoro dal 2019 in poi, e un’indennità fissa di 2.000 euro per i dipendenti assunti prima del 2018. Ma la risposta dei lavoratori è stata netta: no a compromessi al ribasso.
Le rivendicazioni dei lavoratori
La rabbia e la determinazione dei dipendenti del Gruppo Orizzonte hanno un'origine precisa: da mesi chiedono la disapplicazione del contratto “pirata” in essere, e l’applicazione del Contratto collettivo nazionale del commercio e terziario maggiormente rappresentativo, con un salario dignitoso e tutele adeguate. La proposta conciliativa, letta dai lavoratori come una forma di “compensazione economica” che però non affronta il nodo vero della vertenza, è stata respinta al mittente. «Il rispetto non si compra. La qualità del lavoro è un diritto, non un premio una tantum», hanno dichiarato in coro le maestranze presenti al sit-in, affiancate dal segretario provinciale della Uiltucs, Gianfranco Cartisano.
Momenti di tensione durante lo sciopero
Durante la manifestazione di sabato mattina non sono mancati momenti di tensione. <Alcuni rappresentanti della proprietà – afferma il segretario prrovinciale Gianfranco Cartisano - si sono avvicinati provocando i lavoratori e noi sindacalisti con affermazioni offensive nei nostri confronti. L’intervento degli agenti del Commissariato di Terracina è stato necessario per allontanare i provocatori e ristabilire la calma. Nonostante ciò, la protesta si è svolta pacificamente, grazie anche all’azione di mediazione delle forze dell’ordine e al presidio organizzato in collaborazione con la Questura di Latina, che ha garantito la sicurezza dei partecipanti.
Una mobilitazione nazionaleLa vertenza del Gruppo Orizzonte, che interessa circa 550 lavoratori, ha ormai assunto una dimensione nazionale. La presenza dei vertici della Uiltucs nazionale alla manifestazione di Terracina lo dimostra: il sindacato è pronto a sostenere i dipendenti in ogni sede, sindacale e istituzionale. Il punto resta sempre lo stesso: un contratto vero, con diritti e retribuzioni proporzionate alla qualità e quantità del lavoro svolto. «Le proposte intermedie non ci interessano», dicono i lavoratori. «Non vogliamo elemosine, ma un contratto che ci riconosca per ciò che valiamo».
La strada è ancora lungaLa proposta conciliativa presentata da Orizzonte è stata giudicata non solo insufficiente, ma anche offensiva. <Offensiva nei confronti di chi, da anni, garantisce con professionalità e sacrificio il funzionamento della macchina aziendale. Secondo quanto riferito dal sindacato, nelle settimane precedenti allo sciopero molti lavoratori sono stati sottoposti a pressioni psicologiche, discriminazioni e addirittura offese, pur di farli desistere dalla protesta. Ma il tentativo si è rivelato fallimentare. L’adesione allo sciopero e il successo della manifestazione parlano chiaro: i lavoratori non arretrano> ha detto Cartisano.
Obiettivo: contratto nazionale del TerziarioLa Uiltucs ribadisce la volontà di tornare al tavolo delle trattative, ma a una condizione imprescindibile: l’abbandono del contratto attuale e l’adozione del CCNL del terziario più rappresentativo. Solo così si potrà aprire un confronto costruttivo, che tenga conto delle reali esigenze dei lavoratori e garantisca il rispetto dei loro diritti. Intanto, lo sciopero del weekend rappresenta solo una tappa di un percorso che – promettono – continuerà finché non verranno riconosciuti i diritti negati. <Oggi siamo poveri con un lavoro. Ma non smetteremo di lottare per avere un lavoro che ci renda liberi, non schiavi>, concludono i lavoratori. La loro voce – fatta di cartelli, fatica e coraggio – è risuonata forte: la dignità non è in saldo.
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