Un giovedì uggioso di metà giugno. L'appuntamento, alle ore 12, è a Mariremo, quartier generale degli atleti del remo della Marina Militare. Sabaudia ed il suo lago, dormono sonni tranquilli e le gocce d'acqua che cadono dal cielo sono lì a disegnare quello che nella mente degli atleti dei gruppi sportivi militari, è ben impresso.

I cerchi, del resto, sono il simbolo di una vita sportiva, di una meta da raggiungere, di un sogno da realizzare. Aprendo, perché no, definitivamente il proprio cassetto senza aver paura di fargli prendere definitivamente corpo e forma sottoforma di medaglia. La discesa che porta al centro è scivolosa, ma il profumo che emana il posto, è quello della gloria.

Costruita ogni giorno con certosina pazienza. Giovanni Abagnale è lì ad attenderci. Vestito dei colori di un Gruppo sportivo militare, la Marina, che è un pezzo di storia remiera della città delle dune.

Come va?
«Tutto bene, cominciamo a intravedere un po' di luce in fondo al tunnel. C'è prudenza, ma siamo avviati verso la completa riabilitazione della nostra attività remiera e questa è una cosa che ci rende particolarmente felice».

State uscendo solo in singolo?
«In questo momento sì, ma è già un qualcosa. Aspettiamo il nuovo decreto governativo e, poi, inizieremo a lavorare anche con le barche multiple sperando di poter avere come obiettivo gli Europei assoluti di Poznan in programma ad ottobre. Una gara che, vista la cancellazione di tutto il calendario, è molto indicativa».

Il Direttore Tecnico, Franco Cattaneo, ha detto proprio a noi che si ripartirà da Sabaudia.
«E' la mia casa, una città che amo. Sono qui in Marina dal luglio del 2014 e quando parlo di tornare a casa, penso sempre a Sabaudia, a Mariremo, al lago di Paola, ad un posto meraviglioso, dove non manca nulla per stare bene e allenarsi con cura».

E dove Giovanni Abagnale preparerà la sua rincorsa alla seconda medaglia olimpica.
«Sì, ma non vi dico di che colore, anche se nell'affermare che voglio il massimo, forse avrete già capito. Fatemi essere un po' scaramantico».

Un quattro senza che promette scintille e che...
«Con un anno di lavoro davanti a se, può migliorare ancora (in questa barca, oltre a Giovanni, Matteo Castaldo e Marco Di Costanzo delle Fiamme Oro, Bruno Rosetti del Circolo Canottieri Aniene, ndr). Deve farlo, anche perché abbiamo tutte le credenziali per diventare davvero una grande barca, pronta a far sentire il proprio peso fra un anno alle Olimpiadi di Tokyo».

La scelta del vostro comandante, Sergio Lamanna, di farvi restare a Sabaudia durante la fase acuta del Covid-19, è risultata azzeccata.
«Si è preso una grande responsabilità, ma possiamo soltanto che ringraziarlo. Quando si è deciso di bloccare il raduno olimpico di Sabaudia, non ci ha pensato due volte e ci ha chiesto di restare. E' stato un bene, anche perché, nonostante l'emergenza, la Marina ci ha messo nelle condizioni ideali, compatibilmente con il momento, di allenarci, fornendo in camera ad ognuno di noi, tutte le attrezzature. Una decisione importante anche e soprattutto dal punto di vista terapeutico. Tornare a casa poteva essere un rischio sotto molteplici aspetti».

Qual'è il tuo attuale stato di forma?
«Sto bene ed è questa la cosa più importante. Diciamo che la forma è buona, può sicuramente migliorare, ma in questo periodo, considerando il tipo di attività che abbiamo svolto durante la prima fase di questa pandemia, mi sono potuto concentrare sull'aspetto muscolare che, tante volte, durante i picchi di preparazione per le gare, finisce in secondo piano o quasi. Lo stop forzato può essere un rischio ed evitare infortuni è un pensiero fisso per noi in questo particolare momento».

Torniamo a Sabaudia, a Mariremo, a questo lago che tanto ami.
«Un posto ideale per allenarsi, dove non manca nulla. Sabaudia è meravigliosa, con le dune, il mare ed il lago attaccati, con la gente che ci vuole bene, con la pasticceria in centro dove io sono abbonato, con le strutture. La preparazione invernale e primaverile la facciamo qui ed è veramente molto bello».