Ha il termometro in mano di gente come Wojciech Szczesny e Gianluigi Buffon, non proprio due qualsiasi e alla Juventus, dal momento del suo arrivo nel 2010, ha introdotto nuovi metodi di allenamento come la macchina "spara-palloni" o lo "scudo".
A Latina nessuno ha dimenticato il portiere Claudio Filippi e quella travagliata, ma al tempo stesso, bella stagione ‘95-‘96, quando davvero la forza del gruppo e la verve di un uomo come Giancarlo Sibilia, regalarono ai nerazzurri una salvezza importante.

Qual'è il ricordo più bello di quella stagione a Latina?
«L'emozione di arrivare in una piazza importante anche se in una situazione societaria difficile. Poi la crescita della squadra. Il calcio, a tutti i livelli, è il lavoro di un gruppo di uomini che attraverso la loro convivenza e coesione generano la squadra. Quel gruppo di ragazzi, nella seconda parte di campionato, era diventato squadra». 

A distanza di tanti anni, tu e Giuntoli avete fatto una grande carriera. Te lo saresti mai aspettato?
«Per quanto mi riguarda durante la mia carriera di calciatore avevo conseguito il Diploma all'ISEF di Roma e sono stato Assistente al Laboratorio dell'ISEF diretto dal Prof. Angelo Manoni, un grande uomo e uno studioso illuminato, che ha rappresentato per me una sorta di padre professionale fonte di grandi ispirazioni. Li avevo realizzato diverse ricerche sul ruolo del portiere e le metodologie di allenamento. Già all'epoca studiavo per fare l'allenatore dei portieri, che speravo potesse diventare il mio lavoro una volta terminata la carriera di calcistore. Quando mi è capitata l'occasione (Fidelis Andria 1997 in Serie B, ndr) ho lasciato il calcio giocato e ho intrapreso la nuova professione. Per Cristiano, che dire, era un difensore arcigno, dal fisico possente e buona tecnica, Intelligente, avevo un'ottima sintonia con lui. Che riuscisse in una carriera così difficile come quella del diesse al livello che è ora non lo pensavo. Ma nel calcio nessuno ti regala qualcosa per cui se è riuscito, vuol dire che aveva le attitudini e ora mostra le capacità».

Com'era quel Latina che si salvò contro tutto e tutti?
«Una squadra costruita in corsa, inizialmente con giocatori giovani, ed un allenatore, Candiano Antinogene, che ricordo con molto affetto. Era stato il mio allenatore dei portieri alla Vjs Velletri e devo dire che mi insegnò molte cose. La squadra non andò bene all'inizio e fu esonerato. Arrivò Sibilia, famosissimo a Latina. Io ne avevo sentito parlare tanto dal mio carissimo amico Massimo Gargano. Oltre a lui, arrivarono diversi calciatori che avevano giocato a più alti livelli, come Incarbona, Rovani, Noviello, Musella. La situazione andò via via crescendo dopo un girone di andata bruttino. Ma il ritorno fu esaltante».

Il derby vinto a Formia in quella stagione è la pagina più bella?
«Non direi. Ci sono tante partite che mi tornano alla mente. Il pareggio in casa con il Gabbiano, che era una squadra fortissima, quello a Luco dei Marsi e a Lanciano che erano due scontri diretti e poi la vittoria in casa con il Campobasso che ci consentì di avvicinarci concretamente alla salvezza».

Chi senti ancora dei tuoi vecchi compagni e con chi sei rimasto in grandi rapporti?
«Sento sistematicamente, malgrado siano passa tanti anni, Bruno Incarbona e Michele Iannicola. A dimostrazione di come siamo legati. Con Michele giocammo anche a Ceccano l'anno dopo e l'inizio dell'anno successivo, perché poi lasciai per trasferirmi ad Andria. Con Cristiano Giuntoli, invece, ci scriviamo e qualche volta ci telefoniamo. Lo incontro spesso nei corridoi del San Paolo o allo Juventus Stadium, ma li... siamo avversari».

Quanto ti dispiace vedere il Latina, dopo quattro anni di B, nuovamente nell'anonimato?
Devo essere sincero, sono molto dispiaciuto che il Latina non riesca a trovare una stabilità tale da consentirgli di collocarsi al livello che merita per città e pubblico. Tra l'altro la mia carriera da allenatore ha diversi punti di contatto con Latina. Il nostro giovane Carlo Pinsoglio ha vestito la casacca nerazzurra poi ho avuto la fortuna di riportarlo in casa ed allenarlo così come lo scorso anno ho avuto il piacere di allenare Mattia Perin, un grande talento pontino».