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Nuova vita

Cori, bagno di folla per la riapertura del museo

Domenica la cerimonia dopo quattro anni di lavori, il sindaco Mauro De Lillis: «Un luogo rinnovato, custode delle nostre radici»

Dopo una lunga attesa, domenica pomeriggio si sono riaperte le porte del Museo della Città e del Territorio di Cori. Dopo un simbolico nuovo taglio del nastro, i coresi hanno affollato la sala conferenze del museo, dove il sindaco Mauro De Lillis ha indicato gli interventi svolti, che hanno riguardato la parte edilizia, con la ristrutturazione delle pareti esterne, la parte impiantistica, con la realizzazione di un impianto luci nel loggiato, altri interventi di manutenzione all’interno dell’edificio e la valorizzazione del museo tramite le tecnologie digitali. «Ringrazio il professor Domenico Palombi (Università La Sapienza di Roma) – ha affermato il primo cittadino – per aver voluto e contribuito in modo determinante alla nascita di questo museo nel 2000 e per tracciare sempre la strada da percorrere per valorizzare l’enorme patrimonio culturale della Città d’Arte. Ringrazio la direttrice Guendalina Viani per aver portato avanti l’attività scientifica dell’istituto e per il lavoro di ricerca storica che è stato necessario per la ricostruzione dell’antica Cora di cui il pubblico potrà ora godere attraverso gli strumenti digitali di cui il museo è stato dotato. Gli interventi che oggi possiamo apprezzare sono stati realizzati grazie a un finanziamento regionale ottenuto dal Comune di Cori nel 2020. Obiettivi programmatici così importanti – ha proseguito – sono merito di una squadra, per questo ringrazio tutta la giunta e i consiglieri, che hanno sin da subito creduto in questo progetto. Ringrazio la Regione Lazio, oggi rappresentata dai consiglieri Vittorio Sambucci e Salvatore La Penna, per aver premiato la progettualità del Comune di Cori ed auspico che nuove risorse possano giungere per altri istituti culturali della città. Riapriamo le porte del custode della nostra identità, ora spetta a noi promuoverlo sempre di più».
Durante la cerimonia sono stati proiettati due video incentrati sul Complesso Monumentale di Sant’Oliva e sulla ricostruzione degli edifici templari (tempio d’Ercole e tempio dei Dioscuri) dell’antica Cora con la possibilità di vedere quelle che dovevano essere le forme, le architetture e i colori originari.
«Il nostro è un istituto culturale di primaria importanza per questo territorio, concepito con grande rigore scientifico sin dalla sua nascita e che ha portato avanti una ricca attività di ricerca e divulgazione e formato generazioni di studiosi. Siamo felici che oggi per questa riapertura sia con noi il professor Domenico Palombi che per anni ne è stato il direttore scientifico», ha dichiarato la direttrice Guendalina Viani.
«Ci avviciniamo – ha spiegato Palombi - al 25esimo anniversario della nascita di questo museo, operazione che, restituendo peraltro anche il complesso monumentale di Sant’Oliva, per la prima volta negli anni ha portato a collaborare 25 istituti di ricerca e decine di studiosi che hanno riscoperto questa parte di territorio. Qui – ha concluso – sono rientrati oggetti esportati illegalmente grazie a un lavoro lungo e difficile. La giornata di oggi ci ricorda due cose: la necessità della cura del patrimonio, di per sé sempre fragile, le cui criticità vanno affrontate per tempo, e l’importanza della comunicazione. Voi non vi rendete conto della ricchezza di patrimonio, fatto di stratificazioni dall’età arcaica alla moderna, in cui vivete».

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