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Il caso

Riaperta l'inchiesta sull'agguato a Celani 13 anni dopo la morte

Nuova indagine della Polizia dopo le dichiarazioni rese dal pentito Andrea Pradissitto, ex affiliato dei Ciarelli

Gli investigatori della Polizia stanno indagando nuovamente sull'agguato dell'11 gennaio 2010 che costò la vita a Paolo Celani, morto nel giugno di quell'anno a distanza di sei mesi dal ferimento a colpi di pistola consumato a colpi di pistola per mano di un killer che in piena notte aveva bussato alla finestra della sua abitazione in viale Petrarca, nel centro di Latina, colpendolo all'addome. L'inchiesta è stata riaperta a distanza di tredici anni da quei fatti, sulla base delle rivelazioni fornite dal collaboratore di giustizia Andrea Pradissitto, ex affiliato del clan Ciarelli, lo stesso ambiente criminale al quale era legato proprio Celani.

Com'era emerso già lo scorso anno, quando erano stati desecretati i primi verbali degli interrogatori sostenuti dal pentito, i contributi più interessanti li ha forniti in merito ai fatti consumati nella stagione delle vendette del 2010, omicidi e agguati che hanno insanguinato i primi mesi di quell'anno, condizionando gli assetti della criminalità latinense fino ai giorni nostri. Una stagione criminale che Pradissitto ha vissuto in prima persona, della quale l'agguato a Paolo Celani fu il preludio: il genero di Ferdinando Ciarelli detto "Furt" in quel periodo faceva parte del braccio armato del clan di Pantanaccio, quindi è in grado di riferire ciò che ha visto e sentito. E sebbene fosse considerato un affiliato acquisito, senza un vincolo parentale diretto con i rom, comunque Pradissitto era legato a una delle famiglie più in vista in quel periodo, essendo suo suocero secondo solo al fratello Carmine, il più carismatico dei figli di Antonio, a sua volta vittima del tentato omicidio consumato venti giorni dopo l'agguato a Celani.

Certo, la testimonianza del collaboratore di giustizia si riferisce al punto di vista dei Ciarelli, ma questo non sembra essere un fatto dirimente, tenendo conto che Paolo Celani era schierato dalla sua stessa parte, da sempre considerato legato proprio al clan di Pantanaccio. Quindi alla luce del fatto che la vittima era sopravvissuta all'agguato - il decesso era avvenuto sei mesi dopo in seguito a uno degli interventi chirurgici resi necessari per i postumi del ferimento - è pacifico ritenere che prima di morire avesse fornito ai suoi sodali quei dettagli che non aveva rivelato alla polizia, magari sull'identità di chi gli ha sparato oppure sui sospetti che poteva nutrire sul mandate e sul movente. Dettagli che Andrea Pradissitto può avere appreso nel corso della sua frequentazione con i Ciarelli e di certo ha condiviso durante la sua collaborazione con la Giustizia.

Insomma, i poliziotti della Squadra Mobile stanno lavorando di nuovo al caso, incrociando quanto dichiarato dal collaborante, con quanto raccolto all'epoca dei fatti.

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