Cronaca
17.09.2019 - 08:00
Astici e cocaina entravano in carcere con grande facilità, grazie alla corruzione di due agenti della polizia penitenziaria. E' questo l'esito delle operazioni Petrus e Astice, scattata all'alba di ieri e portata a termine dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Latina. Il bilancio è di 34 arresti. I reati contestati sono quelli di spaccio, corruzione, falso e truffa. Sono due le ordinanze di custodia cautelare emesse dal giudice Giuseppe Cario, su richiesta dei pm De Luca e Bontempo per due inchieste che si sono intrecciate grazie ad una serie di elementi raccolti dagli investigatori e hanno portato alla notifica del provvedimento cautelare nei confronti di Gennaro Amato e poi dei fratelli Travali e di Massimiliano Del Vecchio. Diverse le intercettazioni telefoniche che sono finite agli atti. Il via con un sequestro di droga avvenuto in una cella del carcere di via Aspromonte.
Un codice per la droga
C'è un'intercettazione che viene catturata dagli investigatori nel momento clou dell'indagine e che riguarda una serie di accertamenti che sono in corso nella casa circondariale di via Aspromonte a Latina. Saverio Dei Giudici ad esempio avvisa Riccardo Petrillone, figlio del detenuto che ha ricevuto lo stupefacente. Agli atti finisce una conversazione molto emblematica. «Lo mette in guardia e gli dice prima di non recarsi a colloquio con il padre detenuto ed è una disposizione che è impartita evidentemente dal pubblico ufficiale», hanno osservato gli inquirenti.
Il tariffario dell'ispettore infedele
La forza di un gruppo criminale si misura dalla capacità dei suoi esponenti di spicco di imporsi nella criminalità, ma anche e soprattutto in base a come, quel potere, si riflette all'interno del carcere per mettere a frutto le alleanze e continuare a gestire le consorterie criminali anche da dietro le sbarre. Nella Casa Circondariale di via Aspromonte, i pezzi da novanta della mala pontina riuscivano a dettare legge grazie alla compiacenza di un appartenente infedele della Polizia Penitenziaria, una talpa stanata grazie alle indagini che i Carabinieri del Reparto Operativo, diretti dal tenente colonnello Paolo Befera, hanno portato a termine con il supporto investigativo della parte buona del Corpo della Polizia penitenziaria.
L'indagine denominata "Astice" ha preso il via quando i Carabinieri, monitorando gli ambienti della criminalità, hanno constatato come i soggetti di spicco di alcune delle fazioni più agguerrite sul territorio provinciale, riuscissero a portare avanti i rispettivi sodalizi mettendo in pratica gli ordini ricevuti dai rispettivi referenti detenuti. È emerso così il ruolo dell'ispettore superiore della Penitenziaria, Franco Zinni di 56 anni, in quiescenza da qualche mese, a disposizione dei detenuti in cambio di denaro, con un vero e proprio tariffario che variava a seconda dei favori chiesti, anche 500 euro per volta. Una prassi consolidata, rilevano gli inquirenti.
Una piazza di spaccio scoperta tracciando la coca per i detenuti
Monitorando i traffici illeciti tra il carcere e l'esterno, gli investigatori dei Carabinieri hanno presto individuato una seconda guardia carceraria infedele che li ha portati sulle tracce di una fiorente piazza di spaccio tra Pontinia e Sezze. L'assistente capo della Polizia Penitenziaria Gianni Tramentozzi, cinquantenne originario di Terracina, ma residente a Pontinia, a differenza di Franco Zinni non si vendeva per soldi, ma per la droga che introduceva nella Casa Circondariale di Latina e consumava, soprattutto cocaina.
Secondo gli investigatori, la figura di Tramentozzi emerge quando i detenuti iniziano a capire che i movimenti di Zinni, oltretutto prossimo alla pensione, hanno destato i sospetti dei vertici del carcere: i primi sequestri di prodotti vietati all'interno delle celle, suggeriscono agli ospiti della Casa Circondariale di via Aspromonte che è arrivato il momento di trovare un'altra guardia infedele.
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