Personaggi
12.09.2024 - 18:00
Un lungo applauso accoglie Gianni Amelio e Gabriel Montesi al cinema Corso di Latina dove il regista e l'attore, affiancati da Renato Chiocca che ha organizzato l'evento con le associazioni "Lievito" e "Giuseppe De Santis", sono pronti a incontrare il pubblico subito dopo la proiezione di "Campo di battaglia".
Il film porta nella sala l'orrore della prima guerra mondiale, non i colpi di fucile e la violenza delle bombe ma la devastazione fisica e interiore dei giovani soldati che si ritrovano in un ospedale militare dove due medici, Stefano e Giulio, si occupano dei feriti più gravi. Stefano non tollera che con atti di autolesionismo quei ragazzi tentino di evitare il fronte, ha una sua logica patriottica irremovibile. Giulio invece lavora sotto traccia per aiutarli. Ci sono così tanti spunti di riflessione nel film di Gianni Amelio da lasciarti dentro tutto il senso dell'assurdità di qualsiasi conflitto e del genere umano, come ci sono figure (l'infermiera Anna, che s’era vista negare la laurea in medicina perché donna) che rimandano ad altre riflessioni di non minore forza. Le scelte registiche sono efficaci, applicate con maestria in particolare in alcune sequenze come quella del soldato giustiziato nello stesso ospedale: la schiena è rivolta verso gli spettatori quasi fossero anch'essi nel mirino del plotone di esecuzione, come bene fa notare un giovane in sala rimasto atterrito dalla potenza di quella inquadratura.
Non saranno durati 7 minuti come a Venezia gli applausi rivolti al cineasta di Magisano al termine della visione, ma soltanto perché la voglia di avviare il dialogo era palpabile.
Amelio invita il pubblico a fare delle domande, dopo avere spiegato le difficoltà incontrate nel realizzare un film in costume nonostante la scelta di non incentrarlo sulla battaglia: "Volevo ambientarlo a Padova - racconta -, ma non è stato possibile perché è una città 'sporca' nel senso estetico, una città così piena di cose che non sarebbero state tollerabili per quel contesto storico. Ecco allora Udine, dove abbiamo trasformato in ospedale una vecchia fabbrica di tabacco".
Apre il giro degli interventi un ragazzo, Matteo, che affascina Amelio con il suo richiamo a un altro film del regista: in "Colpire al cuore" un figlio sospetta che il padre professore universitario faccia parte di una organizzazione terroristica, la pellicola uscì nei primi anni Ottanta quando l'eco del terrorismo vibrava ancora sulla pelle. Questo è invece un film di guerra e oggi è tempo di guerre.
Amelio apprezza e spiega: "'Campo di battaglia' è lo specchio di 'Colpire al cuore'. Torno a raccontare la stessa storia ma da un altro punto di vista. In realtà penso davvero che in ogni mio film ci siano tracce di altri miei lavori, ma è la prima volta qui che sviluppo un personaggio femminile in grado di cambiare dall’inizio alla fine. Una donna che non riesce ad affermarsi nel mondo chiuso dei baroni universitari. Una donna che resta al suo posto fino alla fine tra i malati e ha una sua ricompensa da un bambino che la chiama 'dottora'. Anna si colloca tra i due personaggi maschili, Stefano che probabilmente farà politica come voleva il padre, e Giulio che resta il dubbio si sia suicidato. Quella di Anna è la guerra che le donne combattono, donne che si rimboccano le maniche quando i maschietti prendono il largo verso il potere".
Ci sta anche l'Ammiraglio Massimo Porcelli al cinema Corso, e fa dono ad Amelio del suo libro “Mia indimenticabile consorte” dopo avere espresso il proprio pensiero sul film e sull'attualità alla quale rimanda. Ma se oggi sembriamo quasi assuefatti da certe immagini di esplosione e distruzione, Amelio fa una scelta minimalista e racconta le vittime e i soldati mandati al macello, quei ragazzi che parlano nei loro dialetti stretti a tal punto che sono necessari i sottotitoli.
"Ragazzi che non erano addestrati, gli si diceva spara e basta - aggiunge Amelio -. Una guerra fatta a tavolino perché i potenti sedessero al tavolo giusto. Una vittoria che è stata solo formale come ben rappresenta il giornale posto capovolto sul letto del soldato che non sapeva leggere".
Il film può apparire semplice ma in realtà è molto complesso, come le personalità dei protagonisti affatto 'monolitici' ma umani e nel fuoco incrociato di forze più grandi di loro.
Bravissimi gli interpreti Alessandro Borghi, Gabriel Montesi (che ringrazia pubblicamente il coach che gli ha permesso di trovare il giusto equilibrio nell'esprimersi in dialetto), Federica Rosellini, Alberto Cracco. Molto bella la fotografia di Luan Amelio Ujkaj.
"Ci sono due guerre che si legano in questa storia, quella combattuta con le armi e quella contro un bacillo (la Spagnola). Io credo - conclude Amelio - che è questa seconda guerra che si dovrebbe fare. L'uomo deve combattere per la vita, per se stesso e mai per la morte".
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