E' sempre il credito la spada di Damocle che pende sulle piccolissime imprese, quelle che aspettano di ripartire da gennaio prossimo e che sperano di trovare una via d'uscita dalla crisi con forme di liquidità che non siano solo quelle di bonus. Una nuova analisi dei bisogni delle microimprese è arrivata martedì pomeriggio a latere dell'incontro del Forum del terzo settore, l'ultimo prima del 2021.

Nello sconforto pesantissimo dei dati della recessione di quest'anno si colloca in controtendenza la ripresa dell'edilizia privata e dell'impiantistica, settori spinti entrambi dai provvedimenti per l'ecobonus, mentre resta molto negativa la situazione nel commercio, dove si è avuto un calo del 17% del fatturato quasi interamente assorbito da acquisiti di prodotti analoghi ma con modalità digitale.

«E' difficile aiutare queste aziende e soprattutto contribuire a infondere fiducia per una ripresa ancora possibile. - dice Ivan Simeone di Claai Assimprese, una delle associazioni che aderiscono al Forum del terzo settore - L'artigianato oggi nella provincia di Latina conta ancora oltre il 18% delle imprese e si tratta di realtà per lo più molto piccole. E' un dovere aiutarle perché rappresentano il tessuto connettivo della nostra economia ma con le attuali modalità di accesso al credito, che peraltro diventeranno ancora più stringenti, è difficile. Le ditte individuali e le piccole imprese familiari sono oggi le più penalizzate anche dal sistema creditizio, a vantaggio dei grandi colossi imprenditoriali. Certamente l'immediato futuro vedrà un forte cambiamento. Bisognerà adottare nuove procedure relazionali e commerciali e in tale contesto la digitalizzazione e il web avranno un ruolo importantissimo». Per adesso la procedura di accesso al credito resta quella tradizionale: banche e microfinanziamenti agevolati con l'assistenza delle associazioni di categoria. Può essere sufficiente per imprese che non hanno la possibilità di fare anche investimenti minimi e per assolvere agli oneri retributivi? Secondo gli ultimi dati oltre il 20% delle aziende che hanno meno di sei dipendenti deve necessariamente attingere a linee di credito ma, al tempo stesso, i parametri di valutazione per i finanziamenti a tasso bassissimo e/o garantiti dallo Stato non sono accessibili ad una quota rilevantissima di piccole imprese anche per insolvenze molto piccole o datate.

«Molte saranno le attività che nel 2021 rischieranno di chiudere - dice ancora Simeone - o di limitare la propria attività perché non riusciranno a far fronte alla situazione di indebitamento, qualora non vi siano interventi concreti ed una ripresa immediata del ciclo economico quotidiano. Questo declino si può evitare solo attraverso un cambiamento concreto delle modalità di accesso al credito».