Guarda chi si rivede nella veste di neo dirigente (ancora in pectore) del Settore lavori pubblici? Uno degli indagati nel caso Di Donato, la colonia per bambini che doveva diventare centro culturale, poi sede per archivio sull'emigrazione, poi nulla.
Si chiama Giovanni Falco l'ingegnere appena selezionato dal sindaco per dirigere un segmento piuttosto delicato della città. Il suo nome non suonava nuovo quando ha presentato la domanda per il bando riaperto dalla neo eletta amministrazione.

Sono stati gli archivi della cronaca giudiziaria a restituirgli tridimensionalità. Falco, 54 anni, salernitano, a giugno del 2017 era finito nell'elenco degli indagati a vario titolo nell'inchiesta sulla Di Donato insieme a Raniero De Filippis, Piero Bianchi, Giovanni Caprio, Francesco Battista, Erasmo Valente, Umberto Battista, Giorgio Maggi, Andrea Fumi, Roberto Guratti. Come si sa quel procedimento, nel quale venivano contestati i reati di frode nelle pubbliche forniture, falsità ideologica e truffa aggravata ai danni del Comune di Formia, si è chiuso con la dichiarazione di prescrizione. L'amministrazione era parte civile contro tutti poiché nella costituzione affermò che le «irregolarità e difformità nell'esecuzione dei lavori di riqualificazione dell'immobile; lavori finanziati con fondi pubblici erogati dalla Regione Lazio per un importo complessivo di un milione di euro» avevano prodotto un danno sia economico che di immagine all'ente e alla città. Tuttavia ciò, stante l'assenza di condanne, non rappresenta in via formale un elemento di incompatibilità ostativo della nomina di Giovanni Falco. La richiesta del danno civile resta «appesa» da qualche parte nei cassetti del Comune, al netto di eventuali accertamenti della Procura erariale. Concretamente adesso si attende il nulla osta della Regione Lazio, presso cui è attualmente impiegato l'ingegnere perché possa assumere l'incarico dirigenziale nel Comune di Formia a partire dal primo febbraio. Per quanto solo motivi di opportunità possano essere sollevati su questa scelta, resta sullo sfondo il fatto che non si è potuto conoscere cosa è successo davvero al restauro della ex Colonia Di Donato. La quale ancora oggi è uno di quei punti della città non solo non qualificati ma per i quali certamente sono stati spesi dei soldi inutilmente e ora nessuno potrà spiegare come è andata. In realtà se c'è un luogo nel cuore di Formia che da oltre dieci anni stupisce questo è proprio l'ex Colonia Di Donato, che, a dispetto di tutto e tutti, continua ad essere al centro dei destini della città. E' un rudere. E' un'opera incompleta. E' l'oggetto di una indagine finita in prescrizione. E' l'immobile peggio gestito da Ipab Santissima Annunziata. Si può dire che è uno scandalo impunito. Semmai ci sarà una resurrezione e un qualche altro appalto del Comune per il restyling e il riuso sarà uno degli indagati per lo scandalo pregresso a sovrintendere la procedura. Falco fino ad oggi ricopre in Regione l'incarico di «posizione organizzativa di prima fascia nell'area di supporto all'ufficio speciale di ricostruzione per l'attuazione di interventi finalizzati alla mitigazione del rischio idraulico e idrogeologico dei Comuni del cratere (sisma 2016), inserito all'interno della struttura di appartenenza della Direzione Regionale Lavori Pubblici, Stazione Unica Appalti, Risorse Idriche e Difesa del Suolo diretto dall'ingegnere Antonio Battaglino».

La sua nomina a Formia è una di quelle che devono colmare i vuoti di organico anche dirigenziale nella struttura burocratica e per questo è una delle più attese. Si porta dietro il fantasma della Di Donato e forse è inevitabile vista la storia ingombrante di quella struttura. Si tratta di un complesso architettonico di oltre 15.000 metri quadrati. Nel 2011 era stato oggetto di un contratto di comodato d'uso della durata di 25 anni, stipulato tra il Comune di Formia, proprietario dell'immobile, e l'Ipab SS. Annunziata di Gaeta, ente regionale, che, grazie ad una serie di finanziamenti a destinazione vincolata concessi dalla Regione Lazio, avrebbe dovuto curare la riqualificazione completa della struttura al fine di realizzare un centro regionale polivalente al servizio degli emigrati laziali. Fino al 2011 la destinazione era un'altra: centro culturale polivalente e con questo fine fu finanziato la prima volta nel 2005.