20.05.2023 - 15:29
Questa storia parla di speranza e ostinazione. Ruota attorno a tre donne caparbie. Una è la giornalista Flavia Filippi, che ha messo in piedi l'associazione «Seconda chance» e sta consolidando un programma che consente di trovare occupazione a persone detenute per dare loro, appunto, un'altra possibilità. La rete funziona bene a Roma, meno nelle province del Lazio e sembrava quasi impossibile esportarla anche a Latina, poiché nella casa circodariale di via Aspromonte non esiste una sezione per i cosiddetti «ammessi al lavoro esterno». Eppure lei, Flavia, ce l'ha fatta lo stesso grazie alla collaborazione e alla fiducia di una ristoratrice di Terracina, che uno dei detenuti di Latina lo ha assunto, trattandosi di un bravo cuoco e pasticciere. Questo sarà il suo nuovo lavoro in una catena di cibo veloce. A raccontarlo è proprio la Filippi: «Penso all'immensa soddisfazione di avercela fatta a Latina, nel cui carcere non c'è una sezione per gli ammessi al lavoro esterno e quindi non ci sono possibilità, in teoria. Ma ogni tanto qualcuno può ambire a una misura alternativa. Ed è ciò che è accaduto quando il 31 gennaio scorso la direttrice Nadia Fontana (ora alla guida di Rebibbia femminile) e il capoarea Rodolfo Craia mi hanno detto che D. sarebbe potuto andare in affidamento se qualcuno gli avesse offerto un lavoro. A quel punto sono andata letteralmente in fissa».
D. è un detenuto del carcere del capoluogo, ha 43 anni, abitava prima dell'arresto in un paese sui Monti Lepini, ha moglie e tre bambini, cucina bene, si intende di pasticceria, in carcere faceva il bibliotecario ed era stimato da tutti. Dopo il colloquio con la direttrice del carcere, Flavia Filippi, tramite la sua associazione, comincia a spedire i curricula del detenuto ovunque ma nessuno degli imprenditori interpellati tra la città di Latina e la provincia accetta di assumerlo, per quanto «raccomandato» per la sua esperienza e la volontà di ricominciare. Poi, improvvisamente, la svolta. Pamela Sambucci, titolare di una toasteria a Terracina, dice ha sta cercando proprio quella figura professionale.
«In quel momento tutto è cambiato. In quattro e quattr'otto abbiamo organizzato l'incontro con D. e appena è uscita dal carcere di Latina mi ha detto: 'Ok, mi piace, facciamo la richiesta per prenderlo.' Un fulmine, una donna decisa, precisa, pratica. E poiché ha una toasteria pure a Frosinone, la prossima settimana andrà a cercare personale in quel carcere. A Pamela vorrei dire: pure se non ci siamo mai viste, sappi che vorrei clonarti».
D. intanto sta già lavorando nel locale di Terracina, a fine turno fa ritorno a casa, dalla sua famiglia. E' una storia a lieto fine, una delle poche ma ha il sapore della speranza e per questo va raccontata. In più arriva a pochi giorni da un'altra iniziativa che ha coinvolto un gruppo di detenuti del carcere di Frosinone che, insieme ai volontari ambientalisti di Priverno hanno ripulito le sponde del fiume Amaseno, da tempo luogo indebitamente utilizzato per l'abbandono di rifiuti. A dicembre scorso un'azione analoga si è tenuta sul lungomare di Sabaudia sempre in collaborazione con i volontari e l'amministrazione locale su input dell'associazione «Seconda chance» e per quella infaticabile caparbietà di Flavia Filippi.
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