Cerca

Il caso

Nel piano sociale caselle mancanti sui veri poveri

La fotografia statistica scattata dal Comune per i fondi destinati all'inclusione ha dei «buchi»

Nel piano sociale caselle mancanti sui veri poveri

Sembra quasi un mondo fantastico quello che esce dal piano dei fabbisogni del Comune inviato di recente alla Regione lazio. Infatti non ci sono poveri, anzi sono molto pochi. Non ci sono così tanti immigrati né i centri di accoglienza che li accolgono. In compenso molti giovani se ne vanno e il piano mette tra le fragilità importanti la fuga di giovani diplomati e laureati, il gap più grave (e vero) insieme al deficit nella tutela idrogeologica (altrettanto vera). Ciò che non è stato «contabilizzato» sono i percettori di reddito di cittadinanza, che secondo i dati Inps, invece, sono molti, quasi duemila. Per la precisione i numeri reperibili sulla piattaforma Gepi indicano 933 famiglie che percepiscono il Reddito di cittadinanza, cui si aggiungono 983 percettori iscritti all'Ufficio del lavoro perché hanno sottoscritto il patto di occupabilità e poi ci sono 466 famiglie che, in base a specifici requisiti, stabiliti dalla legge non possono accettare un lavoro e restano a carico del sistema pubblico. Si tratta di un piccolo «quartiere» dentro una città di medie dimensioni di 127mila abitanti.

A cosa serve questo prospetto redatto dall'ente di piazza del Popolo? Ad ottenere fondi per l'inclusione sociale e l'erogazione, che vengono decisi dalla regione con l'uso di soldi comunitari. Risorse che vengono distribuite sulla base dei piani di emergenza, ossia sono finanziati quei segmenti sociali in cui risultano numeri di fragilità più alti. In tal senso il vuoto di cifre sui percettori del reddito di cittadinanza può generare uno sfasamento nella valutazione dei singoli progetti oltre che incidere su quelli già in essere. Tra i dati mancanti quello delle strutture residenziali di accoglienza per stranieri, o meglio c'è un errore per difetto. Le residenze infatti sono 111, più i Cas, mentre sul piano di inclusione sociale ne vengono indicate 90. Su un altro versante, comunque collegato alla valutazione complessiva delle fragilità sociali, si registra la mancanza del dato sulle donne vittime di violenza che, a suo modo, rappresenta un fronte di intervento notevolissimo sia da parte delle forze dell'ordine per gli aspetti delle responsabilità penali, sia su quello dell'assistenza sociale di cui si occupano in parte le amministrazioni pubbliche e in parte le associazioni onlus.

Uno dei punti di maggiore debolezza riportato in questo piano riguarda i giovani e in specie la «carenza di servizi rivolti al target degli studenti universitari sia essenziali (orientamento, accoglienza...) che di tempo libero (ristorazione, attività culturali...); mancato o scarso collegamento dell'Università con il mondo del lavoro; emergente fenomeno dei Neet; scarsa dotazione di servizi per l'infanzia (0-3 anni); concentrazione dei servizi per l'istruzione nella fascia a ridosso del centro storico; percentuale di popolazione che partecipa alla formazione continua a livello provinciale inferiore al dato nazionale el centro-nord». Da queste valutazioni statistiche deriva un «rischio-minaccia» di «fuga dei giovani dal territorio dopo la laurea e un alto rischio di abbandono del percorso scolastico». Per riparare a tale gap viene proposto di «mettere al centro della strategia di sviluppo gli studenti universitari» e di «rafforzare l'offerta formativa universitaria», accompagnata da una «sensibilizzazione dell'opinione pubblica sui temi legati all'istruzione».

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione