Il fatto
10.08.2025 - 16:00
Lo studente Alessandro Galetto
C’è anche un alunno di Latina tra i premiati al prestigioso Concorso Nazionale di Letteratura e Poesia “Teresah 2025” sezione Under 19, organizzato dall’Accademia diCultura “Bernardino Cervis” di Frassineto Po e dall’Accademia Studium di Casale Monferrato. E’ Alessandro Franco Galetto, alunno della scuola Prampolini di Latina, terzo classificato nella sezione Racconti riservata agli studenti delle scuole Secondaria di Primo Grado, Con il suo racconto “la quercia ELEONOR” in cui narra in prima persona la vita e i sentimenti di un grosso albero alle prese con le azioni degli umani e le conseguenze della maleducazione sull’ambiente , ha commosso e convinto anche la commissione giudicatrice, che lo ha scelto tra migliaia di lavori arrivati per il concorso e dopo un’articolata ma necessaria selezione.
L’iniziativa, che rientra in un più ampio concorso nazionale rivolto anche agli adulti, è nata per valorizzare la scrittura giovanile e ricordare Teresa Corinna Ubertis, in arte Teresah, poetessa e scrittrice frassinetese del Novecento, tra le voci più significative della letteratura femminile della sua epoca.Il Premio Teresah 2025 Under 19 è rivolto a tutti i giovani fino a 19 anni, suddivisi in due sezioni: Scuole secondarie di primo grado e secondo grado. Ogni partecipante può inviare racconti o poesie, editi o inediti, in formato PDF.La partecipazione è gratuita e la scadenza per l’invio degli elaborati era fissata al 20 maggio 2025. La cerimonia di premiazione si svolgerà sabato 11 ottobre 2025 presso Palazzo Mossi in via Guglielmo Marconi 5, Frassineto Po. E con grande orgoglio per tutta la comunità scolastica pontina ci sarà anche un suo rappresentante a ricevere il prestigioso premio, Alessandro Franco Galetto e la sua quercia Eleonor.
Il Racconto premiato: "La quercia di Eleonor" di Alessandro Franco Galetto
Sono Eleonor, sono una quercia e sono viva grazie al coraggio e alla caparbietà di un gruppo di ragazzini: Sow, Anna, Luise e Jeanne. La mia vita trascorreva tranquilla, avevo visto crescere e ingrandirsi il quartiere dove ero nata. Conoscevo tutte lepersone che vi abitavano, le loro abitudini, le loro voci e i loro gusti. C’era il signor Rossi che ogni giorno si sedeva sulla panchina di fronte a leggere il giornale e ogni tanto alzava lo sguardo e mi guardava sorridendo. C’era Francesca che veniva a pranzare il giovedì. Si sedeva a terra, vicino a me, e parlava sempre al cellulare. Io ascoltavo tutte le sue storie. E poi c’erano i bambini con le loro risate e urla. Io giocavo con loro a mosca cieca, si accecavano contro il mio fusto ed io dall’ alto riuscivo sempre a scoprirli tutti. Quanto divertimento!!! Poi c’erano quelli cattivi, che mifacevano del male. Ma dico non si rendevano conto che anch’io ero un essere vivente!!! C’era un tizio strano, gli piaceva con il taglierino ferirmi la corteccia per fare dei segni, provavo un dolore tremendo!!! Poi c’era una certa Molly, le piaceva usare le bombolette di vernice e mi disegnava addosso. Quella vernice appiccicosa mi irritava e mi bruciava. C’era poi il proprietario della pizzeria all’angolo che ogni sera versava dell’olio di frittura proprio sulla terra vicino alle mie radici che poverine assorbivano quella sostanza nauseabonda e si intossicava tutta la linfa. Io ho sempre cercato di essere utile e di aiutare a rendere il quartiere un bel posto dove vivere. Digiorno cercavo di fare più ombra possibile e di far abbassare con la mia ricca chioma le temperature roventi dell’estate. Ho sempre lavorato tanto, senza sosta, per eliminare più anidride carbonica e produrre più ossigeno possibile, per rendere l’aria più pulita e respirabile. E poi la mia presenza abbelliva questo quartiere portando una macchia di colore nel grigio dei palazzi. Ma tutto questo non è stato sufficiente. Evidentemente non meritavo amore e rispetto perché un giorno il comune ha deciso che dovevo essere abbattuta. Ero spaventata, terrorizzata, stavo per morire e non sapevo neanche il motivo. Avevo il cuore a pezzi, mi sentivo sola e abbandonata. I giorni passavano pieni di angoscia e le notti guardavo le stelle e la luna cercando il loro aiuto. Una mattina all’improvviso ho sentito tante voci che parlavano agitate, stavano dicendo che volevano salvarmi, che non avrebbero permesso al comune di tagliarmi. Le voci più forti erano quelle dei ragazzi che da piccoli giocavano sotto la mia chioma: Sow, Anna, Luisa e Jeanne. Sow un giorno mi abbracciò e mi promise che nessuno mi avrebbe fatto del male. Io incominciai ad avere un briciolo di speranza. I ragazzi si misero a studiare la costituzione e mi lessero un articolo” la repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico…” Quell’articolo avrebbe potuto salvarmi e così è stato. Questi ragazzi sono stati così forti, valorosi, intelligenti che sono riusciti a fermare il comune e a mettermi in salvo. Gli devo la mia vita. Da loro ho imparato che non bisogna mai arrendersi, che si deve lottare per far rispettare i propri e i diritti degli altri, che c’è ancora una parte di umanità buona che sa aiutare e amare. Penso che loro da me abbiano imparato che bisogna rispettare e proteggere ogni essere vivente, anche quelli vegetali.
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