Ambiente
05.11.2025 - 16:15
Dopo una maratona negoziale durata un giorno e una notte, l’Unione europea ha trovato l’accordo sul nuovo obiettivo climatico al 2040: riduzione delle emissioni del 90% rispetto ai livelli del 1990. Una decisione presa a maggioranza, con l’opposizione di Slovacchia, Ungheria e Polonia, e l’astensione di Belgio e Bulgaria. Italia e Francia hanno invece votato a favore.
Si tratta di un passaggio decisivo verso l’aggiornamento del contributo europeo NDC (National Determined Contribution), in vista della Cop30 che si terrà nel 2025 a Belém, in Brasile, e che definirà gli impegni globali per il 2035.
L’intesa raggiunta prevede diversi meccanismi di flessibilità, richiesti da più Paesi — tra cui l’Italia — che hanno permesso di superare le resistenze interne:
verifiche biennali con possibilità di ricalibrare gli obiettivi
uso fino al 5% di crediti internazionali (con possibile ulteriore 5% dopo revisione)
rinvio dell’Ets2 al 2028, il sistema che prevede certificati per le emissioni nel settore civile e dei trasporti
riconoscimento del ruolo dei biocarburanti, tema su cui Roma ha insistito a lungo
Questi elementi consentiranno agli Stati membri di modulare la transizione, in risposta alle esigenze industriali e sociali.
Soddisfatto il commissario europeo al Clima, Wopke Hoekstra:
“È una decisione che ha un impatto estremamente importante. L’Europa ha bisogno di una politica capace di tenere insieme clima, competitività e indipendenza”.
Positivo anche il commento del ministro italiano dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin:
“È un compromesso buono che accoglie le istanze italiane: slittamento dell’Ets2, riconoscimento dei biocarburanti, aumento della quota di crediti di carbonio internazionali. Una linea che tutela l’ambiente ma anche il nostro sistema produttivo”.
Pur non unanime, l’accordo rafforza la leadership europea nella lotta al cambiamento climatico e tenta di equilibrare ambizione ambientale e sostenibilità economica. E segna un passaggio rilevante anche sul fronte geopolitico, con un’UE che punta a presentarsi compatta alla prossima fase dei negoziati globali.
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