Formazione tecnica superiore, il percorso di studio sarà «progettato» direttamente in base alle caratteristiche economiche dei territorio. Quali sono i settori su cui si può puntare e come arrivare ad un' offerta formativa davvero cucita sui territori? La Regione Lazio ha trovato risposte importanti a questi interrogativi e ieri la commissione Cultura, diritto allo studio, istruzione, pari opportunità, politiche giovanili, spettacolo, sport e turismo, presieduta da Cristian Carrara, ha dato parere favorevole a maggioranza allo schema di delibera di Giunta numero 200 che individua le aree economiche e professionali per la costituzione dei Poli tecnico-professionali nell'ambito del piano territoriale triennale per l'istruzione e la formazione tecnica superiore.
Concretamente vengono individuate cinque aree economiche professionali che sono: turismo ed economia del mare; informatica e meccanica; agroalimentare e ambiente; comunicazione e audiovisivo; servizi commerciali. Il prossimo passaggio sarà quello dell'approvazione in Giunta.
Istituire i poli, come evidenziato nella delibera «stimola il coinvolgimento degli attori locali con la logica della addizionalità delle risorse, per la crescita delle capacità e delle competenze degli studenti e dei giovani, il miglioramento dell'efficienza del sistema educativo anche attraverso la complementarietà e l'integrazione dei percorsi e delle filiere». E' centrale proprio il concetto di filiera che va di pari passo con quello di polo e che si traduce nella possibilità di mettere in rete le cinque aree economiche professionali.
Sul tema dei poli tecnico-professionali, in precedenza in commissione sono state compiute anche le audizioni delle sette fondazioni Its laziali, che hanno denunciato una perdita di competitività, rispetto ad altre regioni, che sarebbe conseguenza della progressiva contrazione del cofinanziamento da parte della Regione, ridotto, stando a quanto riferito dai rappresentanti, Andrea Maffini e Rosa Ferlisi Its «Rossellini» di Roma e Claudio Semigagliesi «Servizi alle imprese» di Viterbo, a quasi la metà rispetto a quello iniziale.