In una città che si arrovella per trovare equilibri in vista delle elezioni europee senza mai parlare d'Europa, arriva, a rompere il silenzio, il Vescovo Mariano Crociata. Che parla di Unione Europea, diritti, futuro, giovani in un'intervista a L'Avvenire e ribadisce tutto con riferimenti anche a Latina mentre è in partenza per Bruxelles in qualità di componente della Commissione Episcopale dei Paesi Ue. Con il capo della Chiesa pontina è più facile che con qualsiasi altro politico in procinto di candidarsi parlare del grado di sfiducia che si registra verso le istituzioni europee. «Le motivazioni di questa sfiducia sono diverse. - dice, ribadendo un concetto espresso anche ad Avvenire - Sullo sfondo sta senza dubbio la crisi economica e l'incertezza occupazionale, e quindi la preoccupazione per il futuro e un bisogno diffuso di sicurezza. Pesa un'immagine degli organismi dell'Unione Europea che la fa apparire come un ente burocratico anonimo e indifferente ai problemi delle persone e dei popoli. L'Unione viene vista come un'autorità censoria e oppressiva. In tali condizioni diventa difficile percepire il lavoro che viene positivamente svolto dall'Unione. Per recuperare c'è bisogno di maggiore conoscenza delle istituzioni europee». Come guarda l'Europa da qui, da Latina, una città con spinte sovraniste piuttosto evidenti? Non credo che una lettura politico-partitica aiuti a capire la questione in gioco quando di questi tempi si parla di Europa. Tanto più che i cosiddetti sovranisti hanno un certo modo di vedere l'Europa, o meglio l'Unione europea. In realtà oggi nessuno pensa di poter fare a meno dell'Unione, soprattutto dopo la drammatica, non ancora conclusa, vicenda della cosiddetta Brexit, risultato di un confuso e infelice referendum. Pensare che senza Europa si possa stare meglio è segno che non si capisce ciò di cui si sta parlando. Un paese europeo, piccolo o grande che sia, da solo finisce in balia dei grandi potentati che guidano le sorti dell'economia globale, senza più nessuna vera autonomia e libertà politica, e senza più nessuna autosufficienza economica. Da Latina la situazione non la vedo molto diversa che da altrove. Ci sono spinte sovraniste ma anche fermenti di speranza. Studenti e giovani anche qui vivono con naturalezza il rapporto con l'Europa e con il grande mondo globalizzato, nel quale capiscono che bisogna imparare a vivere. Non c'è spazio di sopravvivenza per chi si chiude nel proprio piccolo spazio vitale, perché rischia di essere spazzato via senza nemmeno accorgersene. C'è più sovranità con l'Unione europea. Senza di essa c'è solo soggezione ad altri. La vera questione è la conoscenza, l'informazione, la cultura. Senza di esse si è inesorabilmente tagliati fuori come singoli e come collettività.