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Il fatto

Morto in carcere, il pm archivia. L’autopsia: intossicazione

I familiari del giovane detenuto sono pronti ad impugnare la richiesta di archiviazione. Il fascicolo aperto contro ignoti

Morto in carcere, il pm archivia. L’autopsia: intossicazione

E’ morto per un arresto cardiocircolatorio dovuto ad un’intossicazione acuta a causa di una sostanza contenuta in un farmaco. E’ questa la causa. Cosmin Tebuie, romeno di 26 anni, detenuto nel carcere Mammagialla di Viterbo dove è stato trovato senza vita un anno fa, non era sottoposto a cure farmacologiche e probabilmente non è escluso che qualcuno che le indagini non hanno individuato, gli avrebbe ceduto il farmaco. E’ questa la conclusione a cui è arrivata la Procura di Viterbo nel chiedere l’archiviazione contro ignoti in merito alla morte del detenuto romeno, residente a Latina, deceduto un anno fa in circostanze che sono tutte da chiarire. Il mistero resta.

Era stato il pubblico ministero della Procura di Viterbo, Eliana Dolce ad affidare l’incarico al medico legale per eseguire l’autopsia.

L’uomo è morto per un’insufficienza cardiorespiratoria acuta dovuta all’abuso di una sostanza il cui effetto sarebbe simile al metadone. La Procura di Viterbo, a seguito degli accertamenti condotti dai Carabinieri, aveva aperto un’inchiesta contro ignoti per il reato di omicidio colposo. Al termine degli accertamenti non sono emersi profili di responsabilità penale e i margini per esercitare l’azione penale. Sulla scorta della richiesta di archiviazione su cui si dovrà pronunciare il gip del Tribunale di Viterbo, i familiari di Tebuie, sono pronti ad opporsi alla prospettazione della Procura e chiederanno altri approfondimenti investigativi. I fatti contestati erano avvenuti la mattina del 28 marzo del 2023 quando un compagno di cella aveva fatto la scoperta e immediatamente aveva dato l’allarme al personale della Polizia Penitenziaria che era intervenuto. Cosmin Tebuie sarebbe morto nel sonno e in base ai primi riscontri sul corpo non erano stati trovati segni di violenza.

In un secondo momento i Carabinieri del Comando Provinciale di Viterbo avevano condotto le indagini.
Dagli accertamenti condotti dagli inquirenti è emerso che il ragazzo - poche ore prima di morire - aveva telefonato alla madre: le aveva detto che si sentiva bene. Non c’era stato niente che lasciasse presagire ad una tragedia così improvvisa. Tebuie stava finendo di scontare una condanna a quattro anni per una rapina e un incendio avvenuti a Borgo Grappa nel luglio del 2021.
Il giovane aveva manifestato l’intenzione di intraprendere un nuovo percorso di vita una volta uscito dal carcere.

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