Cerca

Il caso

Soldi e spaccio, Pugliese racconta per oltre 6 ore l’inchiesta Reset

Ieri la prima parte della deposizione del collaboratore di giustizia

Soldi e spaccio, Pugliese racconta per oltre 6 ore l’inchiesta Reset

La prima parte della deposizione del collaboratore di giustizia Renato Pugliese finisce nel pomeriggio inoltrato. E’ una lunghissima ricostruzione, dura sei ore complessive, intervallate da un break. Il via la mattina pochi minuti dopo le 10 davanti ai pm della Dda Luigia Spinelli e Francesco Gualtieri. La struttura della deposizione è articolata e lunga, ricalca anche una parte delle precedenti inchieste a partire da Alba pontina. Il focus della testimonianza spazia dal ruolo ricoperto dagli imputati al traffico di droga a Latina e provincia in un determinato periodo storico. Il collaboratore di giustizia è in un sito protetto, dà le spalle alla telecamera che lo riprende, è in videocollegamento.

Prima del via l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo chiede la sostituzione della misura del carcere con gli arresti domiciliari per il suo assistito Angelo Travali, a causa del quadro clinico molto delicato - osserva il legale - per problemi di natura cardiaca. Su questa richiesta il Tribunale, dopo il parere espresso dai pm, dovrà pronunciarsi. Pugliese parte dalla scelta che ha fatto di collaborare: «Ad un certo punto della mia vita, grazie ad un poliziotto, ho deciso di cambiare strada e ho mollato tutto. I primi reati li ho commessi nel 2001», è il suo incipit quando risponde alle domande dei pm. «Ho iniziato a collaborare perchè quel mondo non apparteneva più a me e ho avuto paura di essere ucciso».

Sui ruoli all’interno del clan ha descritto Angelo Travali come un leader. «Mi ha proposto di lavorare con lui e si potevano fare le cose in grande. Ci fu un incontro in un bar di Latina nel 2013. Si era presentato bene - ha aggiunto Pugliese - e si fidava di me, gli ispiravo fiducia. La base del gruppo era in due appartamenti dei palazzoni a Latina dove una volta arrivò un carico di 40 chili di droga dentro sacchi neri della spazzatura. Angelo Travali - ha aggiunto Pugliese - poteva guadagnare fino a 50mila euro al mese e anche io potevo arrivare a guadagnare 10mila euro al mese per lo spaccio. Salvatore faceva le veci del fratello. Ricordo che al mese entravano tanti soldi, decine di migliaia di euro, quando la gestione fu affidata a lui decise di aumentare i prezzi». Il pentito un tempo appartenente prima al clan Travali e poi passato al clan di Armando Lallà Di Silvio, ha offerto una ricostruzione molto analitica sui numeri relativi al traffico di droga ma anche sulla capacità del gruppo: «Angelo aveva molte armi».

Ha parlato degli altri imputati del processo. «Zof non aveva paura di nessuno». E poi: «Ciprian era una persona che si vedeva poco a Latina, era riservato e movimentava molta droga».
Il processo riprende il prossimo 11 luglio per andare avanti con la seconda parte della deposizione di Pugliese, a seguire è previsto il contro esame del collegio difensivo.

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione