Il fatto
16.06.2024 - 09:30
In ottanta pagine la Corte di Assise di Latina ricostruisce l’omicidio di Massimiliano Moro ucciso la sera del 25 gennaio nel suo appartamento di Largo Cesti a Latina da due colpi di pistola. Le motivazioni prendono in esame tutto: le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, il contesto criminale e storico in cui è maturato l’omicidio, la sentenza diventata definitiva del processo Caronte.
Il Presidente della Corte d’Assise Gian Luca Soana parte dal narrato dei due pentiti: Renato Pugliese e Agostino Riccardo: «Queste dichiarazioni hanno fatto riaprire il procedimento penale». Sul movente la Corte d’Assise mette in rilievo quanto dichiarato dal terzo collaboratore Andrea Pradissitto: «Ha riferito che l’omicidio è stato una ritorsione di alcuni componenti della famiglia Ciarelli per il tentato omicidio di Carmine Ciarelli». E poi viene presa in esame l’attendibilità: «Il contributo fornito da Andrea Pradissitto nella ricostruzione dei fatti inerenti si caratterizza per la piena attendibilità intrinseca sotto il profilo dell’attendibilità del dichiarante - è riportato - della sua coerenza e logicità. La scelta di collaborare è stata determinata non soltanto dalla volontà di ottenere benefici ma dalla maturazione di una diversa scelta di vita». E’ su quello che hanno riferito i pentiti che si concentra buona parte della ricostruzione.
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