Cerca

Il fatto

Omicidio Moro, «un agguato non premeditato»

Le motivazioni dell’omicidio di Largo Cesti avvenuto nel gennaio del 2010 in cui era stato ucciso Massimiliano Moro

Omicidio Moro, «un agguato non premeditato»

In ottanta pagine la Corte di Assise di Latina ricostruisce l’omicidio di Massimiliano Moro ucciso la sera del 25 gennaio nel suo appartamento di Largo Cesti a Latina da due colpi di pistola. Le motivazioni prendono in esame tutto: le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, il contesto criminale e storico in cui è maturato l’omicidio, la sentenza diventata definitiva del processo Caronte.

Il Presidente della Corte d’Assise Gian Luca Soana parte dal narrato dei due pentiti: Renato Pugliese e Agostino Riccardo: «Queste dichiarazioni hanno fatto riaprire il procedimento penale». Sul movente la Corte d’Assise mette in rilievo quanto dichiarato dal terzo collaboratore Andrea Pradissitto: «Ha riferito che l’omicidio è stato una ritorsione di alcuni componenti della famiglia Ciarelli per il tentato omicidio di Carmine Ciarelli». E poi viene presa in esame l’attendibilità: «Il contributo fornito da Andrea Pradissitto nella ricostruzione dei fatti inerenti si caratterizza per la piena attendibilità intrinseca sotto il profilo dell’attendibilità del dichiarante - è riportato - della sua coerenza e logicità. La scelta di collaborare è stata determinata non soltanto dalla volontà di ottenere benefici ma dalla maturazione di una diversa scelta di vita». E’ su quello che hanno riferito i pentiti che si concentra buona parte della ricostruzione.

L'articolo completo in edicola e nell'edizione digitale di Latina Oggi

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione