Il fatto
26.06.2024 - 10:00
Sul palco ha parlato quasi per scrollarsi di dosso questi giorni terribili. «E’ un incubo», dice con accanto un interprete. Taranjeet Singh è un testimone, ha 30 anni, non parla l’italiano. E’ un bracciante agricolo indiano anche lui come Satnam. Stavano nello stesso campo il pomeriggio di lunedì 17 giugno. Era distante almeno cento metri da dove è avvenuto il fatto ma ricorda tutto. «Ho sentito le urla del datore di lavoro e anche di Satnam. Dicevo al suo datore di lavoro di chiamare l’ambulanza e di chiamare i soccorsi ma lui diceva invece che tanto era morto e che in campagna i soccorsi non potevano venire e ha fatto di testa sua. Eravamo al lavoro tutti e tre, c’era Satnam, la moglie, ed erano distanti, Satnam - racconta - si trovava dietro al trattore dove c’era il datore di lavoro. Ho sentito gridare e il datore di lavoro ha iniziato a bestemmiare e minacciare». Il racconto del testimone è molto nitido. «Ho visto tutto e ho iniziato a dire di chiamare l’ambulanza ma il datore di lavoro è andato verso il furgone e ha caricato Satnam, la moglie e anche il braccio».
Taranjeet Singh ripercorre la sua storia nell’Agro Pontino simile a quella di tanti suoi connazionali. «Quando ho iniziato a lavorare il datore di lavoro era una persona brava. Io sono un irregolare e guadagnavo 5 euro e 50 centesimi all’ora. Adesso dopo tutto questo che è successo nessuno fa più lavorare a chi non ha i documenti».
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