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I risvolti

Arresti ad Aprilia, le attività del clan «autoctono» e i contatti con le famiglie calabresi, romane e rom

Il Procuratore Capo Lo Voi durissimo: «Struttura simile a quelle siciliane»

Arresti ad Aprilia, le attività del clan «autoctono» e i contatti con le famiglie calabresi, romane e rom

Ad Aprilia «la mafia c’è e continua a esserci nonostante le lunghe, numerose e svariate operazioni di livello che ci sono state a Roma e nel Lazio», ma non solo: è «strutturata», «piramidale», simile a quella che è possibile trovare «a Corleone, a Partinico o in alcuni comuni della Calabria, opera in un ambito territoriale di rilievo e lo controlla completamente dal punto di vista economico e anche amministrativo».

Non hanno dubbi viste le risultanze investigative, il capo procuratore di Roma, Francesco Lo Voi e la procuratrice aggiunta Ilaria Calò che ieri hanno illustrato, insieme a i vertici dell’Arma, tra cui anche il comandante provinciale di Latina, il colonnello Christian Angelillo, il sodalizio criminale di stampo mafioso che era in grado non solo di gestire traffici di droga ed estorsioni, ma anche di entrare nel tessuto commerciale e imprenditoriale apriliano, partecipare e ottenere appalti e lavori e, in cambio, assicurare voti al referente principale: l’attuale sindaco di Aprilia Lanfranco Principi, che all’epoca dei fatti era vice sindaco di Antonio Terra. Una vicinanza e un rapporto così stretto da spingere gli indagati ad affermare: «Faremo un Comune nel Comune». Quindi non solo rapporti tra clan: gli apriliani hanno costanti e assidui affari con la ‘ndrina di Anzio e Nettuno (finita nell’inchiesta Tritone) e con la criminalità di Roma, ma anche con il clan dei Casalesi e il clan Polverino.

Da una parte i clan, dall’altra Principi che «accettava la promessa a lui rivolta dagli imprenditori di procurare voti avvalendosi della forza di intimidazione proveniente dal sodalizio mafioso».

In cambio, tra le altre cose, proprio Principi e altri pezzi della maggioranza di allora, si schierarono contro la possibilità di far costituire il Comune nel processo contro i fratelli Gangemi, Patrizio Forniti e Mirko Morgani. Sono proprio queste pressioni, per gli inquirenti, oltre a diversi altri comportamenti, a chiarire la vicinanza del sindaco al sodalizio criminale. Vi si devono aggiungere lavori e incarichi “garantiti” nel campo della manutenzione edilizia, affissioni pubblicitarie, distribuzione dell’acqua potabile, pulizia stradale, trasporto e parcheggi pubblici.

I soldi di estorsioni e droga reinvestiti
L’associazione e i suoi accoliti non si fanno scrupoli ad usare una violenza non dissimile da quella tipica di “altre latitudini” ed è proprio tramite usura ed estorsioni, oltre naturalmente alla droga, che hanno le disponibilità economiche per gestire i vari affari.

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