Il fatto
13.12.2024 - 12:00
Richieste di patteggiamento a tre anni per l’ex giudice Giorgia Castriota, Silvano Ferraro e Stefania Vitto. Sono imputati nel processo che si sta celebrando davanti al gup del Tribunale di Perugia. Ha chiesto di essere ammesso ai lavori di pubblica utilità Stefano Evangelista, era il quarto imputato. Ieri mattina davanti al giudice di Perugia, Valerio D’Andria, tre imputati hanno presentato la richiesta di un rito alternativo come il patteggiamento. In aula si torna il prossimo 7 febbraio quando il giudice si pronuncerà e scioglierà la riserva.
Sono cinque le parti civili che hanno presentato la richiesta di costituzione di parte civile. C’è la Presidenza del Consiglio dei ministri e del Ministero della Giustizia, rappresentati dall’Avvocatura dello Stato, ha presentato la richiesta di costituzione l’imprenditore Fabrizio Coscione che aveva dato il via all’inchiesta con una denuncia. Hanno presentato la richiesta di costituirsi anche la Isp Logistica e la Isp servizi. I reati ipotizzati nei confronti dei presunti responsabili sono: corruzione, atti contrari ai doveri di ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità. Le indagini erano state condotte dalla Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Perugia e avevano portato in Tribunale. Lo scandalo aveva travolto l’ufficio giudiziario di piazza Bruno Buozzi. Sia la Castriota che il commercialista Ferraro erano finiti in carcere quando erano state eseguite le misure restrittive il 20 aprile del 2023 e alcune settimane dopo (era l’11 maggio), avevano ottenuto gli arresti domiciliari dal Riesame, in un secondo momento erano tornati in libertà. «Avrebbe direttamente nominato e agevolato il conferimento degli incarichi a persone con cui intratteneva rapporti personali consolidati», è uno dei passaggi dell’ordinanza cautelare quando il giudice Natalia Giubilei aveva descritto le condotte della collega Castriota.
Ferraro con cui l’ex magistrato ha avuto una relazione era considerato dagli inquirenti l’anello di congiunzione tra il giudice che, a causa del ruolo, doveva restare estranea ad alcune dinamiche, ed i professionisti. Agli arresti domiciliari era finita anche Stefania Vitto, imprenditrice nel settore del pet food Stefania Vitto, anche lei aveva poi ottenuto la libertà: «Aveva accettato la nomina ad amministratore delle società, ha pienamente aderito al patto corruttivo». A dare il via all’indagine con una denuncia l’imprenditore Fabrizio Coscione. E’ dai sequestri scattati nei suoi confronti che si era sviluppata tutta l’inchiesta. Quando erano state eseguite le misure restrittive, un anno e mezzo fa, la stanza del magistrato era stata sequestrata e nel capoluogo pontino erano arrivati direttamente da Perugia i finanzieri del Comando Provinciale, il Procuratore Capo di Perugia Raffaele Cantone insieme al titolare dell’inchiesta il pm Gennaro Iannarone. Anche al Riesame le accuse avevano pienamente retto. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Paolo e Leone Zeppieri, Gian Luca Tognozzi, Giulio Liscio, Salvatore Volpe. Tra due mesi il processo riprende.
Edizione digitale
I più recenti
Ultime dalla sezione