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Il fatto

Omicidio Moro, in Corte d’Appello l’accusa chiede quattro condanne

Chiesto l’ergastolo per Ferdinando Ciarelli detto Macù e per Simone Grenga, 30 anni per Ferdinando Pupetto Di Silvio e Antongiorgio Ciarelli

Omicidio Moro, in Corte d’Appello l’accusa chiede quattro condanne

Le richieste formulate nel processo in Corte d’Assise d’Appello iniziato a Roma ricalcano le richieste dei magistrati della Dda del processo che si era concluso a Latina e non erano state accolte dalla Corte d’Assise. Per l’omicidio di Massimiliano Moro, il Procuratore Generale ha chiesto la pena dell’ergastolo per Ferdinando Ciarelli detto Macù, considerato l’organizzatore dell’omicidio. Stessa richiesta per Simone Grenga ritenuto l’esecutore materiale.
Davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Roma, presieduta dal giudice Vincenzo Gaetano Capozza, il Procuratore generale ha chiesto la pena di 30 anni per Ferdinando Di Silvio detto Pupetto e per Antongiorgio Ciarelli. Il magistrato ha sostenuto l’aggravante della premeditazione dell’agguato, sulla scorta delle dichiarazioni rilasciate anche dai collaboratori di giustizia. Dopo l’intervento dell’accusa è stato il turno delle arringhe del collegio difensivo. L’avvocato Italo Montini che assiste Ferdinando Ciarelli detto Macù ha sottolineato l’inattendibilità dei collaboratori di giustizia (Renato Pugliese, Agostino Riccardo e Andrea Pradissitto), ha puntato sulla mancanza di riscontri in merito al narrato dei pentiti, chiedendo l’esclusione delle aggravanti, il rigetto dell’appello presentato dai pm della Dda e l’assoluzione. I legali di Simone Grenga, gli avvocati Marco Nardecchia e Massimo Frisetti hanno ribadito che le dichiarazioni dei collaboratori sono divergenti sotto diversi ambiti: sia Pugliese che Riccardo - hanno osservato - non supportano la versione fornita da Pradissitto quando ha scelto di collaboratore con lo Stato. Hanno chiesto al termine dell’arringa l’assoluzione. Inoltre il collegio difensivo ha sostenuto che l’associazione non è di natura mafiosa e al momento dell’omicidio il sodalizio non esisteva. Il processo riprende a febbraio con le arringhe degli avvocati Alessandro Farau e Emilio Siviero che difendono Antongiorgio Ciarelli e Ferdinando detto Pupetto Di Silvio e a seguire i giudici della Corte d’Assise d’Appello entreranno in camera di consiglio e poi è prevista la sentenza.
In primo grado la Corte d’Assise di Latina presieduta dal giudice Gian Luca Soana aveva condannato alla pena di 20 anni Ferdinando Ciarelli detto Macù e Simone Grenga (rispetto ad una richiesta dell’ergastolo presentata dall’accusa). Erano stati assolti per non aver commesso il fatto Antongiorgio Ciarelli e Ferdinando Pupetto Di Silvio, per loro i pm della Dda avevano chiesto la condanna a 30 anni. La scorsa estate erano state depositate dai giudici della Corte d’Assise di Latina le motivazioni della sentenza che avevano messo in evidenza le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, da Renato Pugliese ad Agostino Riccardo fino al terzo pentito Andrea Pradissitto. «Ha riferito che l’omicidio è stato una ritorsione per il tentato omicidio di Carmine Ciarelli», avevano scritto. Il processo si era concluso con due condanne e due assoluzioni. La sentenza era stata impugnata sia dall’accusa che dalle difese degli imputati. Ieri la prima udienza in Corte d’Assise d’Appello.

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