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Dalla cocaina ai rapporti sessuali tra minorenni: ascoltata la sposa bambina

Ieri mattina incidente probatorio davanti al gip per cristallizzare le dichiarazioni della ragazzina da alcuni mesi trasferita in una casa famiglia con la figlia avuta nel 2023

Dalla cocaina ai rapporti sessuali tra minorenni: ascoltata la sposa bambina

A tratti si è contraddetta, in alcuni passaggi ha affermato di essere stata felice e consenziente, in altri ha ammesso che c’erano stati dei problemi. Lungo e difficile l’incidente probatorio per cristallizzare la violenza subita dalla sedicenne sposa bambina nel 2021 ad un componente della famiglia di Ferdinando Di Silvio detto “Gianni zagaglia”. La ragazzina è stata ascoltata a lungo ieri mattina dal gip Laura Morselli, alla presenza della psicologa nominata dalla Procura, Alessia Micoli, e del sostituto procuratore Martina Taglione. Come si sa, sono indagati i genitori di lei e quelli del fidanzato, sposato con rito Sinti a settembre 2021. In aula la ragazza è apparsa intimorita in alcune dichiarazioni ed è già previsto un approfondimento circa le relazioni dei Servizi sociali del Comune di Latina, di cui esiste una relazione del 2021.

La sedicenne è stata collocata presso una casa famiglia insieme alla figlia che ha avuto nel 2023, allontanati entrambi dall’abitazione dei coniugi Di Silvio dove risultano avvenute le contestate violenze, ossia i rapporti sessuali tra i due minorenni e in specie dalla ragazzina che allora aveva solo 12 anni; rapporti dai quali sono scaturite due gravidanze, una delle quali finita con parto indotto perché il feto era morto. Tutti gli adulti di questa vicenda erano a conoscenza dei fatti, ricondotti ad un costume Sinti che consente il matrimonio religioso tra minori, anche molto piccoli. Attualmente la ragazza è di nuovo incinta di quattro mesi e viene monitorata presso la casa famiglia. In alcune dichiarazioni rese ieri ha affermato di aver accettato il rito Sinti e di sentirsi parte della comunità e relative usanze ma non è risultata del tutto convinta, anzi piuttosto spaventata. Nel corso dell’incidente probatorio però sarebbe emersa una nuova figura, possibile testimone, uno “zio” del fidanzato cui la ragazzina si sarebbe rivolta confidandogli le difficoltà e i dubbi che aveva e che dopo la prima interruzione di gravidanza l’avrebbero indotta a chiedere alla madre di poter tornare a casa. Va detto che questa storia è emersa «solo» a latere di un’indagine per droga e che non era stata segnalata alla Procura né dai servizi sociali, né dalle istituzioni scolastiche.

Come se, improvvisamente, una dodicenne fosse sparita dai radar istituzionali, pur avendo assunto medicine, essendo stata ricoverata in un ospedale pubblico (per il parto indotto) poi tornata a casa e prima ancora «protagonista» di un matrimonio affollato. E in tutto ciò nessuno aveva notato nulla di strano. A prescindere dalla consapevolezza dei genitori, che infatti sono indagati.

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